all’osteria del libero amore

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I colombini, dopo aver depresso i tulipani, crescendoci sopra e stortandoli senza riguardo, sono volati via. Metaforicamente volati, visto che artigliano con piacere la ringhiera e si rituffano tra le piante e insozzano il terrazzino. Pare che questo luogo sia favorevole ad amplessi e idilli, agli amoreggiamenti di colombi incontinenti.

Insomma mi trovo ad essere l’osteria del libero amore dopo tre covate che s’incrociano Kamasutramente tra di loro.

Spero nella pioggia, nella nascita dei tulipani e delle fresie, spero che si riprenda l’elicriso che vedo un po’ provato dalla cova.

Il rosmarino, pusillanime, ha ceduto le armi, resiste il timo e la ruta, furoreggerà la menta impavida. Forse i peperoncini mi faranno il regalo della loro autosemina.

Discosti e per loro conto, due piante di lantana, attendono sornione il primo accenno di tiepido costante.

E i colombi di tre generazioni impazzano.

5 pensieri su “all’osteria del libero amore

  1. odio i piccioni da quando mi hanno sporcato il tetto e mi ci sono voluti non so nemmeno io quanti soldi per farlo ripulire…fanno dei danni e portano le malattie… che dire di più! he vadano a vivere in bosco che c’è tanto spazio libero

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  2. Non so cosa combinino sul tetto i piccioni, di sicuro non faranno meglio di quanto fanno in terrazzino o in terrazza o nel vicolo. Arriveranno le piogge e laveranno, noi sporchiamo di più il mondo.

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