Rende silenti, raccontare la propria tristezza,
subentra un fastidio per la propria voce,
per le parole che si conficcano nell’aria,
così, per determinazione, si potrebbe narrare la gioia inconsulta,
le piccole percezioni che riempiono il cuore,
ma ancora servirebbero troppe usurate parole,
solo eco a chi ascolta.
E ancora il silenzio si farebbe strada, allora
e per respirare assieme si direbbe,
non come si sta, ma come si starebbe.
Quando le parole urgono e non bastano,
quando trabocca la malinconia, già difendere chi ci è caro
è anch’essa cura.
E i modesti silenzi che contengono la noia di sé,
piccolo argine all’ingiusta furia d’essere incompresi,
dovrebbero essere, se non capiti,
almeno essere modestamente amati.
Brutta cosa aver troppe parole,
meglio modesti silenzi usati con amore.
Splendidore! 🙂
molto bella, davvero!
Grazie e benvenuta 😊
Si ha voglia di raccontarli i silenzi
Poi subentra un fastidio rumoroso per averli liberati
Che strani, siamo modesti anche nei silenzi che riteniamo preziosi
È sempre con la “paura” che non vengano compresi.
Buon fine settimana
.marta
Credo sia lo stesso timore di non essere compresi che prende parlando e che poi coinvolge anche il silenzio.
Bisognerebbe pur dire che chi si trova di fronte a un silenzio che include la cura spesso si trova più a lamentarsi delle sue paure che a cercare di capire cosa ci sia dietro l’assenza di parole.
Buongiorno d buon fine settimana, Marta 😊
grazie
Spesso i silenziosi sono concentrati su se stessi.
Non comprendendo appieno che il proprio silenzio (se non spiegato) può essere devastante o per lo meno pesante per chi lo subisce.
Buona serata
Ondina
Ho riflettuto spesso su quanto dici Ondina, credo tu abbia ragione ma solo in parte, in particolare se non viene detto che si ha bisogno di silenzio per capirsi. Se la persona a cui in qualche modo si vuol bene, ne ha bisogno credo sia necessario rispettare questa necessità. Il silenzio dell’altro rivela però anche le nostre paure, prima tra tutte quella di non essere amati e allora bisognerebbe chiedersi quanto questa rassicurazione si misuri con le parole. Quindi non penso che i silenzi siano un egoismo ma una necessità e se ne siamo coinvolti forse la domanda non è: mi vuole bene? ma gli voglio bene oltre il mio disagio? E il suo silenzio non esso stesso comunicazione che non tocca il bene reciproco?
Ma questo è quello che penso io.
Buona notte Ondina e grazie per avermi dato modo di aggiungere un pensiero sul silenzio.