ripensando agli auguri passati

Si sapeva da settimane, c’erano state discussioni sul dolce alternativo al panettone da regalare ai collaboratori, valutazioni sul budget, poi si decideva e alla fine veniva fissato il giorno. Anche se eravamo quattro gatti e non c’eravamo mai tutti, però arrivavano i collaboratori, gli amici, i soci e qualche membro del cda. Tutto verso fine mattina dell’antivigilia, con un bel po’ di cose salate, il vino e i panettoni, quelli sì, d’ordinanza. I discorsi del presidente prima e poi il mio. In tutto meno di dieci minuti di parole, ritmate sull’impazienza delle fette di pandoro o panettone a mezz’aria, vigilate sulle dita che facevano ruotare o accarezzavano il gambo dei bicchieri. Il presidente parlava degli auguri alle famiglie e del fatto che anche per quell’anno non era andata malissimo, io parlavo di impegno e non trascuravo un augurio che si ripeteva: quello che ciascuno di loro fosse innamorato e felice. Mi guardavano stupiti o scettici, e così scioglievo l’incanto alzando il bicchiere per il brindisi. Di quelle persone man mano, ma non è occorso molto, ho perso anche gli auguri telefonici, gli sms. Non so cosa loro accada, se siano felici quando serve e cosa resti di parecchi anni vissuti assieme. Delle mie stranezze credo si siano fatte risate, commenti, coltivate le perplessità di chi ha idee standardizzate sui capi e sulla gestione del potere. Avranno pure speso giudizi, non si saranno risparmiate le critiche. Con il tempo sarebbe necessario non pensarci e sapere che fanno parte delle relazioni senza comunicazione importante. I luoghi comuni sono un rifugio per accettare una realtà che ci mette sempre in discussione e cambiare visione di noi costa fatica. Però gli auguri glieli faccio mentalmente ogni anno. A ciascuno di loro. Anche a quelli che non si sono comportati bene preferendo i loro interessi a quelli collettivi. Faccio loro gli auguri che nelle vite ci sia sempre qualcosa che tiene assieme e qualcosa che disfa, e che ciò che disfa rimetta in un ordine più felice.

Se fossimo ancora assieme magari glielo avrei ripetuto prima delle feste e loro mi avrebbero guardato perplessi con la fetta pronta per il primo morso e il bicchiere tormentato dalle dita. Si sarebbero chiesti una volta in più cosa volesse questo qua, ma non l’avrebbero detto. Perché troppo spesso ci si lascia scorrere addosso le parole e non si da loro importanza. Neppure agli auguri. E forse neppure al desiderio sincero di felicità che contengono. Ma quel che conta è che chi fa gli auguri li pensi davvero, in fondo fanno bene a lui certamente, perché voler bene ed essere sinceri fa bene.

4 pensieri su “ripensando agli auguri passati

  1. Si vive l’attimo con tutta la sincerità possibile. Pazienza se gli altri lo intendono e percepiscono altro.
    Son bei ricordi lo stesso, che si portano dentro il cuore con gioia e malinconia…

    Musica splendida!
    Ciao
    .marta

  2. E’ vero Marta, sono ricordi e alcune persone che sono rimaste belle. Su quello che gli altri percepiscono di noi non ci si può fare nulla, al più dispiacere se la cosa la si sente ingiusta ma non serve a molto.
    Mi piace che questa musica piaccia ad entrambi 🙂

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