il senso del pudore felice

 

Come si parla della felicità?

Difficile dire quella non obbligata, quella che fa festa quando vuole. Difficile perché ogni verità vorrebbe un’esattezza di parole, che invece si perdono tra gli ovvero e nell’inutile spiegare. La felicità non si spiega, c’è e sprizza incontenibile. E quando la si chiude  deperisce, diventa altro perché mentre esige il pudore non tollera d’essere recintata. Esistono molte felicità e anche quelle che, volendo appiccicarle d’aggettivi, si definirebbero semplici non sono mai modeste. In fondo la felicità assomiglia al sole che anzitutto illumina, poi ha altri effetti.

Non credo esista una seria scienza della felicità, esisterà forse quella del benessere, se esistesse cambierebbe gli uomini e il mondo, insomma la felicità si accetta e non si spiega, ha sue vie, tempi spesso incongrui, e non di rado importuna chi non la possiede. Però esiste nonostante il mondo che si fa scuro e più terribile. Esiste in una dimensione personale, che si condivide con pudore e con chi è più vicino. Esiste a tratti, poi sembra rintanarsi, ma esiste. La felicità collettiva è una liberazione da qualcosa di terribile, oppure è una speranza talmente forte che rischiara le notti e i giorni, ma è eccezionale. Quella comune, personale cammina sulla superficie e guarda il profondo, come un ragno d’acqua.

Si può davvero comunicare la nascita di un amore? Si può raccontare per poi scoprire che ogni parola è insufficiente, o sbagliata, si può dire ma resta il senso che qualcosa manchi all’appello, e così spesso la felicità diventa muta. A volte la felicità teme che nel dirsi essa si rovini, o peggio che susciti invidia, o sofferenza in chi non la possiede, in chi ne è stato privato. E ancor più si tace allora, e il pudore la mette in qualche gesto gratuito, in una parola, in un sorriso incongruo a chi non sa. Però contagia pur senza esser detta, per questo dovremmo lasciar entrare ogni sorriso, non fare domande, accogliere ciò che viene e permettere che agisca in noi. La felicità circola come la tristezza, noi le ospitiamo entrambe, solo che la seconda ha molte più parole e spesso non permette alla prima di traboccare e riempire i vuoti.

Non vi auguro di essere giulivi, vi auguro di essere talvolta felici, di credere che si possa star bene. Vi auguro che in questi giorni ci siano tempi per voi e per chi vi è vicino. Vi auguro l’attesa che si compie e la sua meraviglia. Insomma siate felici quanto più potete e non curatevi di dirlo, si vedrà.

2 pensieri su “il senso del pudore felice

  1. Hai ragione, bisogna crederci….perché anche se si tratta di brevi momenti ripagano di tutto il resto, non serve usare le parole….in questi momenti la felicità si vede e si percepisce,
    Tanti sinceri auguri anche a te, soprattutto di salute e serenità 🙂

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