Prima la brezza che allunga l’ombra,
si scurisce il verde,
e la terra bruna che dipana e avvolge le radici,
poi un suono, di ringhiera che vibra nel cortile,
e una campana.
È quiete,
e tra rumore di stoviglie, sera.
Nello sfaldarsi dei soffioni,
e nell’urgenza che si spande dalle fresie,
si coglie l’ordinato crescere del tumulto delle vite.
Una finestra sbatte,
una, due volte, prima d’una voce che rinchiuda,
ma gli uccelli sanno d’esser nuovi,
nell’ incessante volo tra le case,
e in un piccolo vaso lasciato in disparte,
la menta racconta, incurante e folta,
che non è solo la primavera,
sono gli occhi che apprendono il senso da indossare,
leggono la traccia della notte che c’accompagna nel saperci un poco,
noi, imperfetti, e muti,
dinanzi all’immeritato senza nome della vita.
Mi piace assai. E quel suono di ringhiera che fa eco alla campana pare proprio di sentirlo
Ogni tanto si fa sentire il vibrare della ringhiera : il vento gioca 🙂
…sentire la ringhiera come fosse una brughiera, tra le case in aperta campagna…
Una poesia semplice come il pane appena sfornato dove il profumo vola per vicoli e scale dal marmo carezzato…
Sempre bello leggere le tue parole in poesia
buona giornata
.marta
Grazie Marta, sei sempre cara. 🙂