Pasqua è passata con la particolarità delle feste che hanno significati diversi per ciascuno e che tali si vivono. È cosi nell’anno, siano esse arcaiche e poi religiose, quasi mai civili, le feste avvengono. E ciascuno le interpreta e le fa passare tra le dita.
Col vizio della memoria sovrappongo i piani, confronto le feste. Vivo il presente e ricordo: profumi, fatti. Vedo con stupore e sollievo l’ inconsistenza del molto che m’era sembrato importante, il ripetuto e il voler dare significato a ciò che non l’aveva. M’era sembrato, non era è lo sapevo, ora guardo avanti pensando che il farsi mio e del tempo dovrebbero cercare di coincidere. Sforzatevi un po’ ragazzi.
Intanto respingo, con accurata energia, la memoria del futuro, il ripetere ciò che è stato compiuto, la cinica prigionia del sapere come va a finire. È un esercizio da levatrice dello stupirsi, un mettere al mondo ciò che esiste e non è esperienza.
È più semplice ripercorrere le stesse strade. Penso.
Non faccio forse lo stesso quando cerco i luoghi miei, ne vedo la persistenza, metto assieme il ricordo e l’attuale e m’accorgo del molto, allora sfuggito, che adesso è lì, a disposizione, e attende d’essere nuovo?
Con la stessa attesa ogni anno spio le nuove gemme sugli alberi violati dal tempo e dall’incuria.
In curia, ovvero come non prendere l’amore narrato e trasfonderlo nei gesti. Una non piccolo tradire la vita, che paziente propone di continuo nuove strade e ripete un risveglio che non è mai il precedente. la vita come il bimbo che entra nel sonno con timore del buio, ma nel risveglio ha già messo alle spalle il giorno passato e attende molto dal nuovo.
La festa è quel nuovo che ci chiama oppure è noia. Festa è l’epifania del cuore.
Un brano profondo e scritto benissimo.
Sei gentile Alessandra, grazie davvero. 🙂
…noia, decisamente
è più facile la noia, la festa è una fatica 🙂