Sto aspettando che le mele caramellino in forno. La casa è silenziosa, specialmente quando i vicini non hanno ospiti. C’è il rumore sospeso che generano le pagine quando vengono girate. Si sente schioccare il fuoco e il bilanciere della pendola che oscilla. Nelle case dove ho vissuto c’è sempre stata una pendola, il battito regolare mi ricorda la vecchia sveglia di quand’ ero bambino. Ce l’ho ancora quella sveglia anche se ha difficoltà a funzionare bene e gli ingranaggi in disordine. In fondo m’assomiglia, è regolare e disordinata, accelera e rallenta, ha qualche anno più di me, ma abbiamo vissuto a lungo assieme. Gli oggetti che hanno seguito innumerevoli traslochi sono ormai pochi e piccoli, avranno un senso finché ci sarò e il ricordo li collocherà in fatti, affetti, cose conosciute e poco raccontabili perché, come gran parte delle vite, non hanno senso se non per chi le ha vissute. Il tempo è una immensa discarica di oggetti che si perdono e di immortalità fugaci. E tenere stretto il proprio tempo significa conservare ciò che emerge, non ciò che teniamo stretti.
Piccoli totem, simulacri e simboli di continuità, quel prima che c’è stato, accompagna, e ciò che consegniamo deve comunque avere una nostra traccia insegnata. La memoria in questi rintocchi regolari. Come il cuore.
Molti oggetti, all’apparenza insignificanti, possiedono un gran valore per chi li possiede e rappresentano un pezzo di vita, buona settimana 🙂
Infatti il valore non è nell’oggetto ma in ciò che esso evoca. Buona settimana Silvia.
Tenera considerazione che sotto molti versi mi corrisponde. Totem che scandiscono il rumore del cuore quando insegue una pendola che più non funziona ma che tu continui a sentire.
Avrai anche tu i tuoi piccoli totem, Mirka, ne sono sicuro. Un sorriso