La giornata è andata con il passo di corsa e il petto un po’ avanti che si ha verso un traguardo. Chissà qual’era, il traguardo, intendo. E forse per questo a notte ci si ritrova stanchi. Si enumerano le cose rimaste in sospeso, quelle che hanno inciso, o almeno così sembrava, gli entusiasmi fugaci, le piccole malinconie. Tutto rapido. Come passa veloce il tempo, sembra non resti nulla. Gli anni davanti sono indeterminati e questo eterno presente vissuto sempre di fretta sedimenta poco. Forse perché non c’è molto da sedimentare. I pensieri fanno compagnia, sembrano proseguire discorsi propri, un ininterrotto soliloquio che esamina, discetta, scivola, sceglie e ci ripensa. E poi si perde, stanco d’oggetti, in un volo. Meglio.
Fuori c’è silenzio, entra tra le pareti, invade la casa, ingloba i piccoli rumori, avvolge. Il silenzio rallenta tutto, mostra incontrovertibile che siamo in balia di noi stessi, di ciò che vogliamo, delle abitudini e delle inutilità. E’ forse per questo mancato esercizio di libertà che sedimenta poco del giorno? Oppure ora si evidenzia ciò che manca? Sembra banale ma il letto è un buon discrimine per capire se si è davvero soli. Nel letto ci sta quello che si è costruito. Lo si sente tangibile: sono amato, non lo sono? Cosa davvero m’importa?
Tra poche ore è sabato, si ricomincia, sarebbe bello mettere tra le pieghe del tempo qualcosa di me.
…il letto é un buon discrimine….
Si Willy, è proprio così: è un indicatore inconfutabile il letto. Ma tu riesci a dire grandi cose con grande semplicità. Comunque sia leggerti è capire, è crescere, è sentirsi migliori.