E c’è pure un prima
e poi un dopo,
molti dettagli,
e qualche ragione che davvero spiega poco.
Le cose sono illuminate,
hanno di certo un nesso,
ma sono smemorate,
e l’ allora non è adesso:
di certo ci fu spinta,
una motivazione dietro,
e fu scritto tutto in fretta,
sull’appannar d’un vetro.
Si spiega sempre troppo,
e qualcosa ormai s’è perso,
evidenza cara dovresti aver rispetto,
sarebbe giusto dicessi che l’anima si mosse,
che ci furon circostanze,
e molto contò il senso d’un cuore che si scosse.
E se poi non dicessi ed ascoltassi quieta,
come quando ci si sofferma nel dondolar di barca vuota,
lo sguardo all’acqua che accarezza,
l’orecchio allo sciacquio dell’onda,
vorremmo insomma un po’ d’intelligenza illogica,
distratta quanto basta
per lasciar che parli ciò che adesso rosica.
E a raccontare allora basterebbe:
che ci fu sì l’ apparenza,
che si mossero tempeste
ma la realtà del cuore
era ben diversa e verde.
Mi scusi il padrone di casa, ma preferivo la versione in cui c’era:
“Sarà per questo che tra la luce che filtra e illumina le cose
delle righe colano di commosso umore?”
e non solo.
Ma tant’è, sei tu quello che scrive e questo è il modestissimo parere di una tipa che vorrebbe saper scrivere (ed emozionare) come fai tu 🙂
Buona serata (di un giorno ventosissimo, da me)
ciao ciao
Ondina
Hai ragione Ondina, c’ho messo mano troppo in questo testo. E con lo smartphone che poi non è il massimo per scrivere. Secondo me evolve ancora. E grazie di cuore 😊
Bello. Mi soffermo su quell”‘intelligenza illogica” e altro non dico che,l’intelligenza poco ha a vedere con matematica e conti. Mirka