Anna è andata via

Anna è andata via. Ha scritto: buone vacanze, ci vediamo al ritorno. Era una bugia, non è tornata e lo sapeva.

Anna non si sa dov’è, ovvero si sa, è il segreto di Pulcinella, ma le città grandi sono così confuse che è come non saperlo. La immagino in qualche posto pieno di voci e di persone, magari dimentica e non pentita.

Nel bar chiuso han fatto gl’ inventari: poca cosa, è bastata mezza giornata per bottiglie e mobili, ora addossati in gruppetti polverosi. C’è qualcosa di più triste del rimasuglio di bottiglia in un bar chiuso? Da Anna sì, ed è la libreria divisorio, piena di libri da scambiare gratuitamente. Credo, non l’abbiano neppure considerata. Sono merce a perdere il libri, come le idee che ci siamo scambiati la sera, tra uno spritz ed un crostino, come la musica delle serate affollate tra versi recitati e qualcuno che suonava jazz o Bach, indifferentemente, come i discorsi di mattina facendo freddare il macchiatone, come gli appuntamenti muti e gli arrivederci.

Inseguiva un sogno, Anna, quello di un posto dove ci fossero amici che si ritrovavano a bere, chiaccherare e sperimentare un tempo diverso.

Ha lasciato creditori insoddisfatti e fornitori desolati, Anna. Il suo sogno aveva un costo che noi, amici, non potevamo condividere oltre il limite del bere e del consumare. Aveva un sogno Anna, e ciascuno a suo modo, l’ha sognato con lei. Pensavamo di chiamarlo Jung bar, perché esplorava meandri rosso fuoco e distese di profondo blu. E’ rimasto uno psico bar chiuso che di notte fa tristezza.

Anche di giorno fa tristezza.

Ma aveva un sogno Anna, chi più chi meno l’abbiamo condiviso, per questo spero lei sogni ancora.