fallimenti & co.

Nella storia dei fallimenti perpetrati, subiti, inseguiti con determinazione hai trovato positivi riscontri: qui una crescita, lì una fermata prima dell’abisso, appena oltre una cicatrice che ora sorride, ma ancora duole un po’.

Si sa signora mia, il tempo, l’età, la testa. I fallimenti sono lucertole da prendere per la coda, delicati, ma perfetti per stare al sole, percorrere pietre e rendersi conto che si è vivi.

Eppoi i fallimenti mica te li invidia nessuno, solo tu li puoi capire e capisci anche dei successi non resta nulla ai comuni mortali, che solo tu li ricordi, che a te parevano importanti e agli altri già subito un po’ meno. I fallimenti, invece, ti hanno preso a sberle, corretto con la violenza che cambia davvero, ti hanno costretto a tirar fuori la forza che non pensavi di avere. Ma sopratutto i fallimenti erano te. Non c’è stata fortuna a favorirti, anzi, non di rado, il caso ti ha girato le spalle, oppure non hai capito a tempo che non potevi fare affidamento solo su di esso. Spesso è bastato un nonnulla per rovesciare quello che sembrava andare per il giusto verso e questo ti ha insegnato che la distanza tra una vita e un’altra è davvero minima. Almeno all’inizio, poi divarica.

I fallimenti ti hanno detto che il tempo passa e non è galantuomo, che non verrai risarcito, ma la vita è davvero tua se ritenti.  Capisci che i fallimenti sono la tua misura, che la prossima volta accadrà ancora, ma sbaglierai un po’ meno. I fallimenti sono diari che ti ricordano chi sei stato e te lo dicono davvero, senza sconti e tenerezze. Ed è da loro che senti che la vita è un orologio, bisogna regolarlo ogni tanto e caricare ogni giorno: segnerà un’ora che pare la stessa ma è diversa. Ancora una volta, riproverai, ancora una volta approssimerai il successo che solo tu hai dentro. E sarà sempre un nuovo vivere.