lettera per il compleanno

Gli anni hanno continuato a scorrere e Tu hai smesso di aggiungerli, ma domani è il Tuo compleanno, e in questi giorni ho pensato a come hai amato festeggiare questo giorno. Prima quasi sottovoce, erano anni in cui le feste non erano così tante, poi, col tempo, quel giorno è diventato sempre più importante e doveva essere particolare. E lo era.

Ci si vuole bene tutto l’anno, ma il giorno del compleanno ci si abbraccia in modo speciale. Ed è come si riassumesse, in quell’abbraccio, il presente e futuro dello stare assieme, nella certezza che il passato che abbiamo vissuto è stato solo l’inizio di un percorso che non si interromperà. Non so se i figli maschi abbiano un rapporto particolare con le madri. Lo dicono, ma Tu non potevi averne la controprova, perché hai messo al mondo due figli maschi, ma pur essendo non poco diversi, in Te ci siamo sempre ritrovati.

Le vite si complicano, anzi ci mettiamo molto di nostro per complicarle. C’è un deviare impercettibile, nato chissà quando, e da quel momento tutto scorre su un binario parallelo. Vediamo come ci piacerebbe vivere, è lì a portata di mano eppure viviamo altrimenti. In questo confronto ravvicinato nascono molte stanchezze, e domande, e ad ognuna di queste, per nascondere quella piccola deviazione iniziale (come fosse una colpa), forniamo risposte sempre più complicate. E’ così che ci si incasina la vita e ci sembra faticoso vivere, guardare avanti, riportare le cose alle giuste dimensioni, cioè a noi e al nostro star bene. Tu avevi i tuoi crucci, cose che avresti voluto fare, ma le avevi messe in un luogo dove non c’erano rimpianti e la Tua vita era rimasta sicura, decisa e semplice. Molto ricca, perché non avevi paura del nuovo, ed eri contenta di ciò che sceglievi o volevi. E così avevi voglia di vivere anche quando gli anni erano tanti e ci sembrava che ci saresti sempre stata. E’ importante che si sappia che un amore non se va, che ci sarà ogni volta che ne avremo bisogno. Credo che questo sia stato un grande modo di dare amore: senza comunicare dubbi, con risposte semplici a domande semplici. Che poi sono sempre la stessa domanda. Quella che ti facevo da bambino: tu ci sarai sempre, vero Mamma, non te ne andrai? E Tu dicevi che ci saresti sempre stata e lo facevi sentire. Non ci stanchiamo mai di chiedere se chi ci ama ci sarà e se quella domanda riceve una risposta semplice e calma, sparisce la tensione, si ridimensiona la paura di non essere amati. Quella risposta continui a darla ed è sì. Per questo non te ne sei andata, ci sei.

il nome cambiato

Dei Lorenzo che apprendevo,

col procedere degli anni,

mi piaceva il nome

prima delle imprese

e il muovere labbra, lingua e bocca

nel dirlo. 

E fosse la gloria della della nascita d’un regno,

oppure il difficile dipingere

tra grandi che offuscavano il grande,

o anche solo il chiamar l’amico,

che d’estate risplendeva al mare,

nei crocchi desiderosi d’altro che d’azzurro,

quel suono l’ associavo al mio

e lo ascoltavo dalla voce 

pronunciarlo prima del cognome, 

ma poi, infine, tornavo sul suono mio usato,

e mi dicevo che al più l’avrei sostituito con Andrea, 

che pur privo di gloria aveva un fascino 

di sensuale attendere, 

come se il riposo oltre l’amore

fosse già inscritto nel nome

e aspettasse d’esser sussurrato piano 

tra i rossori che imperlavano i corpi

dopo l’estasi sognata:

così pensavo sarebbe proseguito il piacere

nel solo essere chiamato con amore.

Erano pensieri di quell’età in cui tutto è possibile

eppure arduo,

dove il giorno ancora non ha abitudini

e il nuovo suscita scontata meraviglia,

e così anche il nome mutava

per diventar davvero mio,

nel gioco serio del riconoscersi, 

tra l’irrompere di nuovi desideri.

 

il giorno dopo

il giorno dopo gli esami si respira una grande libertà, accade anche dopo una malattia, lo era il giorno dopo il militare quando era un obbligo o la mattina dopo  la laurea e il festeggiamento. In un certo senso è anche così il giorno dopo il matrimonio e mi dicono che era così anche il giorno dopo la guerra. Il giorno dopo è una finestra che sembra aprirsi, un futuro che ricomincia. Eppure quasi subito ci si accorge che il giorno dopo è pieno della ferraglia di tutti i giorni. Le stesse abitudini, gli abiti e le scarpe che non mutano, anche le case, i volti delle persone sono gli stessi. C’è euforia ma passata quella subentra una piccola paura che il giorno dopo non sia davvero dopo, ma contenga ancora il prima. E’ un attimo, ci si dice, no, è davvero cambiato il mondo, almeno il mio mondo è cambiato, quello che prima era un timore, un obbligo, un’attesa, adesso non lo è più. Quindi si sorrid, si caccia il pensiero, ma poi il dubbio riprende: e se non fosse vero, se cioè tutte queste possibilità che mi pare di avere fossero fasulle, se esistessero ancora i condizionamenti di prima? Allora il giorno dopo sarebbe il giorno prima travestito. Non serve il principe di Salina per capirlo, basta fare una verifica facile facile: oggi davvero quello che prima non potevo fare lo posso fare? Ecco questo certifica il giorno dopo, la liberazione vera, il nuovo che è condizione di nuova vita. Se poi prima c’era contrasto, una verifica è il fatto che ci siano dei vinti e dei vincitori, ma se sul carro dei vincitori trovo compagnie che prima ricordavo altrove, chi ha vinto davvero? E soprattutto se restano gli stessi, davvero ho tirato una riga sul tempo e posso dire che questo è il giorno dopo? Ecco oggi 28 novembre, il giorno dopo, a me il dubbio che davvero sia cambiato molto, se non tutto, è rimasto.