palazzinari di sé

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E se fosse sbagliato il presupposto, se demolire e portare via il vecchio per costruire il nuovo, fosse la logica dei palazzinari, di quelli che lucrano sul passato e non ne hanno rispetto? Se ci consideriamo una costruzione, e lo siamo, demolire in continuazione, resettare, che scopo ha, se non quello di avere sempre un’ immagine accattivante, che attiri nel mercato della comunicazione. Ho la sensazione che non funzioni così, che alla fine non resterà nulla, solo un volto vecchio di noi senza passato. Come per quelle costruzioni millenarie in cui ancora si abita, noi siamo interessanti, ricchi, se ciò che ci ha costruito da qualche parte appare. Con una traccia, un fregio, una cicatrice, uno svolazzo di genio. Strati di passato su cui si vive e si erge il presente. E chi ha detto che questo sia un problema, un peso ? Non vi è mai capitato di fermarvi a ricordare in un momento solo vostro, e sentire la dolcezza di ciò che avvenne, oppure una punta di paura, il senso di soddisfazione, o la riprovazione per qualcosa che non vorreste aver fatto, la  liberazione di una antica prigionia, un pomeriggio che aveva una luce fuori e dentro così intensa da sentirne ancora il calore. E tutto questo, e molto d’altro con la sensazione d’aver vissuto cose solo vostre. E ancora, non fornisce questo ricordare la sensazione che sia bello vivere, costruire senza eliminare ciò che si è stati? Non un cimitero di fatti e sensazioni, ma strati su cui camminare, ergersi, guardare oltre sapendo dove si è.

Il chi si è, come i siti web pretenziosi o distratti, è in costruzione.