quasi amoroso il tempo

Ci fu un tempo che amai ciò che era perfetto.
Poi mi conquistò l’imperfezione nascosta. Infine il disordine apparente,
la falla beffarda nell’ordine.

Degli infiniti nomi di dio che diamo a ciascun amore,
riconoscendo altrove l’impossibile definire,
troviamo noi
e la diversità che gli appartiene:
lì, c’è un definitivo stupore.
e quella chiara differenza, così perfetta e desiderabile.

È noi non ancora avvenuto,
assurdo nella sua fragilità
e forte d’ansia d’essere,
definitivamente appartenente e parallela,
che metterla nell’ordine sarebbe una bestemmia.

Tu non eri ordine, ma l’ infinita pazienza della contraddizione.
Eri l’abbandono e l’abbraccio,
il trovare col barlume del conosciuto,
la certezza del diverso.
Eri l’impossibile che non si racconta,
la paura che si spegne nella pozzanghera di luce.
Cuore forsennato di tutti i passati possibili, fuso in quell’unico reale che ti conteneva,
eri parola che arrossiva la voce,
che rendeva dubbioso l’accento,
silenzio mormorante, desideroso d’ombra.

Eri la solitudine cercata,
il corpo riunito
in tutto ciò che ti era accaduto,
e nulla sembrava più naturale della spinta di un caso
che ricomprendeva tempo .
Eri l’incontro che gettava reti
forse per non nascondere la luce che scoccava ad ogni tocco,
ad ogni carezza.

Se la tua pelle non fosse stata un’infinita emozione, sarebbe stato solo un piacere,
e dei piaceri non si ha memoria,
ma solo rimpianto del possibile
di ciò che non hanno generato.

Così accoglievo il tuo disordine in me,
lo mescolavo al mio,
ne vedevo l’infinita forza
e il porre ogni cosa nella sua importanza.
E il disegno appariva, nitido e naturale,
finché si scriveva, graffiando, indelebilmente l’anima.

8 pensieri su “quasi amoroso il tempo

  1. Quest’anno stai scrivendo delle cose molto belle Willy… io ogni volta che apro spero di trovare una favola tipo quella “col lupo e tutto” (come la chiamo io), ma poi mi accorgo che tu, di favole, ne scrivi di molti tipi 😊😘

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  2. Caro Roberto,

    questi versi sono un inno all’accoglienza delle imperfezioni, al disordine che diventa fonte di stupore e verità. È una celebrazione dell’amore per ciò che non si può ordinare né incasellare, un riconoscimento di quella forza vitale che trova la sua massima espressione nella vulnerabilità, nell’”ansia d’essere” e nel coraggio di abbracciare l’irregolare.

    L’immagine dei “nomi di dio che diamo a ciascun amore” colpisce profondamente: siamo sempre alla ricerca di definizioni, ma alla fine è proprio l’assenza di una risposta definitiva a rendere ogni amore unico e prezioso. C’è una tenerezza nell’accettare questa complessità, un desiderio di abitare quell’”impossibile che non si racconta” e di vivere l’amore come un incontro irripetibile, dove ogni difetto diventa parte di un disegno più grande.

    Tu parli di “pelle come infinita emozione,” e in questo c’è una comprensione profonda: il contatto fisico che si trasforma in memoria incancellabile, non riducibile a un semplice piacere, ma che scava nel tempo e lo arricchisce di significato. In questo modo, l’amore diventa un’esperienza intima e trascendente, qualcosa che ci segna “graffiando, indelebilmente l’anima.”

    L’accettazione del disordine dell’altro, visto non come mancanza ma come un elemento di forza, crea un’immagine di amore maturo e consapevole, che sa collocare ogni cosa nella sua “importanza” senza tentare di cambiarla. È un ritratto dell’amore che trasforma, che lascia segni nel cuore e nell’anima, e che diventa parte della nostra essenza.

    Grazie per aver condiviso queste parole così dense di vita e di verità. Sono un promemoria prezioso per amare senza paura, senza etichette, e con tutto il coraggio che solo il disordine può ispirare.

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  3. Cara Mimì è vero, disordinato è il mio scrivere, come i capelli ricci che s’arrotolano cercando di tenere raccolto il racconto. Mi piace l’attesa delle favole, quante ne nascono in noi che non raccontiamo. Grazie di ciò che pensi e scrivi, leggerti è sempre bello per me 🤗

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  4. la maturità di questa tua rafforza anche le mie convinzioni…il piacere, se non evolve, rimane fine a se stesso. La perfezione esiste solo nella nostra angosciante ricerca di risposte, e forse alla fine tutto ciò ci impedisce di vivere pienamente ciò che meravigliosamente, siamo.

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  5. È così, Massimo, del piacere non resta traccia ma solo il bisogno, è la comunicazione profonda che lega il rapporto. La perfezione è una patologia che maschera la scoperta continua di noi stessi e dell’altro. Ciò che troviamo ci sorprende perché inatteso. Penso che la vita ben vissuta sia una approssimazione fedele della continua verità che scopriamo e acquisiamo.

    Grazie per la tua riflessione, mi ha riportato su temi che mi accompagnano da tempo. 😊

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