La complicazione mi respinge perché non riesco a penetrarla a sufficienza in poco tempo. Tutto attorno va verso la semplificazione, ma senza quel processo di analisi e di vaglio che porta a una comprensione profonda. Piuttosto le cose vengono presentate come assiomi e come tali da accettare. Viene tolto tutto quello che potrebbe generare il dubbio e l’approfondimento, così resta solo una parte dei ragionamenti.
Le mezze verità che non solo non aiutano a capire ma comprendono la fatica di essere smontate perché sono mezze falsità. La fatica è accettare ciò che viene detto senza discernere, mentre per troppi ormai la tendenza è delegare ad altri il comprendere.
Il processo che comporta sciogliere la complicazione è anzitutto rendersi conto che essa è un insieme di forze che producono effetti. Chi semplifica deve scartare ciò che non serve, ma fa parte di ciò che accade e questa apparente inutilità sta nell’ombra e pesa con la sua presenza. La complicazione costringe a rimandare comprensioni profonde, complica anche altre parti della vita, esonda in territori che dovrebbero esserle preclusi. Il rimandare comporta l’accumulo e l’accumulo porta al non governo. Ovunque. La complicazione toglie il governo delle cose, non è solo questione di comprensione, è il pensiero che qualcosa andrà chissà dove e noi con lui, senza poterlo mutare.
La semplificazione è deserto di coscienza. Sottoscrivo, pure cedo quota parte di razione k del mio vino in luogo di giuramento di sangue 🍷🍷
Condividere il vino è un giuramento di sangue. La semplificazione o è quella di Guglielmo di Occam oppure è superficie. Poca cosa 🥂
La vita è molto più complessa di tutte le possibili definizioni;
ogni immagine semplificata rischia sempre di essere volgare.
La vita è qualcosa di più della poesia;
è qualcosa di più della fisiologia
e persino della morale,
in cui ho creduto per tanto tempo.
È tutto ciò e molto di più ancora: è la vita.
È il nostro solo bene e la nostra sola maledizione.
Noi viviamo;
ognuno di noi ha la sua vita particolare,
unica, determinata da tutto il passato,
sul quale non abbiamo alcun potere,
e che determinerà a sua volta,
per poco che sia, tutto il futuro.
La nostra vita.
La vita che appartiene a noi soli,
che non si ripeterà una seconda volta
e che non siamo certi di comprendere del tutto.
E ciò che sto dicendo della vita intera
lo potrei dire di ogni momento di una vita.
Gli altri vedono la nostra presenza,
i nostri gesti,
e come le parole si formano sulle nostre labbra;
soli, noi vediamo la nostra vita.
Questo è strano:
la vediamo;
stupiamo che sia così,
e non possiamo cambiarla.
Anche quando la giudichiamo,
le apparteniamo ancora;
la nostra approvazione
o il nostro biasimo ne fanno parte;
è sempre lei che riflette se stessa.
Poiché non c’è null’altro;
il mondo, per ognuno di noi,
non esiste se non
in quanto confina
con la nostra vita.”
Marguerite Yourcenar