S’arrivava a sera senza sapere il nome del giorno,
e il successivo sarebbe stato migliore, diverso, mai eguale,
con i sensi sempre irti a captare
ogni umore, pensiero o stanchezza.
Tornar presto era esser sconfitti,
perché qualcosa di meglio si sarebbe perduto,
non noi noi, certo,
non interi, ma un pezzo del nostro unico tempo.
Una notte, scoprii per caso,
è crudele il caso perché mai mente
e non copre di glassa e parole la realtà,
quella notte il caso era in forma,
così mise in fila ordinate parole innocenti,
nessuna tagliava ciò che sembrava essere stato,
eppure alla fine il risultato era quello.
D’improvviso l’estate sfumava,
restava il sole, il bruno corpo, le letture furiose,
e anche il giorno tornava ad avere un nome,
ma il resto era evaporato
in quella striscia di luce
dove l’acqua confondeva l’orizzonte
ed io ero schiuma d’onda
che sulla riva si stende.