Lui scriveva cose minuscole. Perdeva accenti sullo smartphone, metteva apostrofi alle maiuscole, coagulava serie di piccoli punti. Diceva: c’è il sole con quel punto esclamativo che voleva forse dire ti penso. A che volte sembrava un tiamo, d’un fiato non abbastanza coraggioso. Lei leggeva, sorrideva, non rispondeva. Più per paura di lasciar correre un sentimento che per pudore. Si vedevano spesso, facevano cose assieme, andavano in vacanza, oppure si mescolavano nelle serate tra amici tenendo le tenerezze per la successiva notte. Separati da diversi ex amori, conducevano il tempo senza progetti, con molte silenti aspettative e altrettante paure. La notte non mancava mai un messaggio che pareggiasse il conto breve della solitudine, una lucina intermittente per quel poco che lenisce un cisonoetucisei?
A lungo possono andare avanti le vite a questo modo: senza certezze grammaticali, senza amori che si gettano nel fuoco senza un progetto che superi il giorno, la settimana. Possono procedere senza muoversi, sedute in una eterna panchina nello spogliatoio della vita. Possono vivere di abitudini e di gesti indecisi che non sembrano neppure esserci stati. Chissà cosa resta poi di quel sole che c’era, di quel facciamo assieme la marmellata di ciliegie o dell’andare al mare. Un asciugamano steso accanto, il sole che arroventa la pelle, le parole intinte di ricordo e i calamari ai ferri, la sera. E al ritorno, la luce del cruscotto che illumina appena il volto, liscia l’espressione intenta, getta verso un domani senza data una domanda: tornare sì, ma verso cosa?
Verso niente.
“A lungo possono andare avanti le vite a questo modo”, per inerzia.
E poi non sanno verso cosa fare ritorno.
tornare sì, ma verso cosa?
Non è molto, ma NON è niente….
No.
Un sorriso
buona notte
Ondina :-*