Di questa specie d’amore, che si camuffa di bene,
che nel dirsi, teme
e rafforza la corazza costruita con cura.
Di questo usare ciò che consente al vivere d’abitudine,
che trova un accordo con la notte.
Di tutto questo dirsi, bisbigliarsi, nel silenzio dei pensieri,
cosa resta agli equilibristi del cuore
che, stesa la fune,
tirata sino a farla suonare d’aria e di luce,
ne assaggiano la consistenza col passo che avvolge,
ma poi ristanno pensosi,
immobili al proprio desiderio d’infinito,
e al timore d’imparare
d’essere mutati dal sapersi
di poter tenere il cielo con le dita.
È vero. Chi rimane troppo immobile in equilibrio in fondo, non riesce veramente a provare. Magari si illude di provare.
Equilibristi del cuore. In fondo lo siamo un pó tutti. A volte ci fidiamo delle persone sbagliate e cadiamo altre volte rimaniamo sospesi…
L’equilibrista in amore pensa a star sul filo, non di rado, per timore di cadere neppure inizia a camminare e quando accade fa prevalere il sé sul noi. Teme di dire amore perché questo lo impegnerebbe e sa che l’amore disequilibra le vite, le arruffa e sconvolge mentre le spinge impetuosamente, innanzi.
D’essere mutati dal sapersi…bellissima!!!!