la razionalità del male

La cronaca e le ricorrenze non risparmiano nulla. Se è vero che nulla si ripete uguale, ci sono delle costanti nel male che dovrebbero essere indagate. La strage di Capaci, la morte di Falcone e della sua scorta e quella che seguì con Borsellino, la strage di oggi a Manchester con le prime 22 vittime, tra cui giovani e bambini, sono tra le molte stragi che continuano, con matrici diverse e motivazioni diverse, in questo mondo che usa la distanza per emozionarsi e per sancire le solidarietà. Noi ci sentiamo male, ci immedesimiamo, partecipiamo e poi dimentichiamo, sino alla prossima volta. Basta affidarsi alla speranza, al caso, oppure serve altro ?

C’è una razionalità nel male. La mafia è razionale come lo è un terrorista dell’isis o un trafficante di droga sudamericano, e allora ci si chiede come mai non sia possibile prevenire, smontare i ragionamenti, controbattere. 

È il bene ad essere irrazionale in questo mondo, e pur essendo prevalente, ci sorprende anche quando lo attendiamo. Lo consideriamo scontato solo in cerchie sicure, molto vicine a noi e legate da affetti. È strano che per estensione si associ la sicurezza con l’impossibilità del male e che solo in essa si pensi la condizione del bene perché ben poco è sicuro. I drammi in famiglia infatti dimostrano il contrario, la violenza sulle donne dimostra il contrario.

Ma restiamo alla razionalità del male. Nella sua semplice geometria esso agisce con rapporti di causa effetto, ha un obiettivo e lo raggiunge. Dovrebbe essere prevedibile ma per la complessità del mondo e per la stessa libertà degli uomini, non lo è. Però la sua razionalità pesca in una parte sottostante l’evidenza, come vi fossero regole che valgono solo in superficie. Per ogni assassino stragista ci sono molti altri che non fanno ma condividono, quindi esiste una platea a cui il male si rivolge e non è piccola, ma soprattutto è tra gli altri uomini e ne condivide gran parte dei tratti, delle abitudini, persino delle leggi. Quindi c’è una scissione di razionalità che motiva alcuni a considerare razionale e giustificata l’efferatezza e questa è presente ovunque, ciò che ci salva è che per molti ciò è abominevole. Gli animali non hanno questo substrato che consente loro le stragi, agiscono per motivi evidenti, l’uomo no, ha un simbolismo che vuole mettere sull’atto, che ne esalti l’efferatezza e la sproporzione con un richiamo all’intelligenza. Il male vuole insegnare ad altri e così agisce nella mente razionale e perversa di chi lo compie. Per questo bisognerebbe che l’indagine sul male e sulla sua modalità si spingesse nel profondo, non lo considerasse eccezione ma un fantasma che dorme, e che i risultati di questo indagare contaminassero l’agire sociale. Lo includessero. Invece la società attraverso la legge e l’etica pensa di arginarlo e lo esclude, ma si vede che questo non basta. È necessario uno sforzo per togliere le ragioni del male, modificando la comprensione e il comportamento sociale. Credo che in questo momento sia ancora più necessaria un’indagine sulla razionalità del male nella società, e non perché vi sia più male di un tempo. L’efferatezza umana ha raggiunto livelli indicibili nella storia, anche recente. Ma oggi c’è una fragilità e una sensibilità che possono aiutare ad affrontare il problema del male, la sua diffusione, il suo essere strumento per affermare altro. Insomma si può affrontare il cinismo di massa e la solitudine dell’individuo indagando, espungendo le radici della malvagità, non negando i problemi, affrontando la difficoltà delle ragioni e delle diversità. Credo che non sia possibile, come in passato, opporre al male una simmetria di stragi, risolvere il male col male. E neppure è possibile nascondere il male sotto il tappeto delle notizie che si susseguono: se la mafia è un problema ed è il male, quella bisogna capire, affrontare e risolvere. E questo vale per l’isis e per qualsiasi altra espressione organizzata che contempla la razionalità del male come modalità dell’agire. Se vogliamo un mondo aperto e libero dobbiamo indagare sul lato nero dell’uomo, su come combatterlo e renderlo irrazionale, questo sinora è stato rinviato ma pare che ora non si possa più. Essere più sicuri significa non avere paura dell’altro, È tutto in questa semplice considerazione, ma ciò che ci sta dietro è in gran parte da scoprire.

9 pensieri su “la razionalità del male

  1. Non sono per nulla d’accordo, anzi volendo esagerare penso che il bene sia razionale e il male no!
    Il male solo apparentemente può essere razionale agli occhi di chi si illude che praticandolo riuscirà ad ottenere quello che vuole, fino a quando non troverà qualcuno ancora più cattivo, capace di praticargli ancora più male sino a renderlo inoffensivo. Chi pratica ad altri sofferenza per procurare a se stessi piacere, lo fa quasi sempre perché dietro c’è un calcolo, un ragionamento di natura economica, religiosa, politica o altro, poco conta se esso sia sbagliato, lo potrà essere per chi lo subisce certo non per chi lo pratica; altra cosa è la follia, essa si che è irrazionale, infatti il Diritto la gestisce in maniera differente e comunque esula dai canoni del Diritto interno e Internazionale!
    In tutto questo processo ci sono due parametri da tenere presente, strettamente interconnessi tra di loro: la forza che uno Stato è capace di utilizzare contro chi pratica il male e l’uso sapiente del Diritto, che ne giustifica razionalmente l’utilizzo.
    Chi pratica il bene gode del piacere che le proprie azioni provocano nell’altro una sensazione di benessere, è razionale perché tra azione e reazione c’è lo stesso meccanismo, mentre il male è destinato, in quanto tale a provocare un’azione contraria e uguale, c’è solo da valutare, in questo meccanismo, chi sia l’aggressore e chi sia l’aggredito… non solo per una questione di legittima difesa!

  2. Il male può essere banale, privo di evidente correlazione tra causa ed effetto, sproporzionato, ma ha un fine evidente. In questo vedo la razionalità del male e la sua persistenza determinata dalla possibilità che esso sia una soluzione per raggiungere un obiettivo. La razionalità ha una intelligenza e di questo mi chiedo quanto si sia indagato a livello generale, cioè quanto siamo infettati da questa razionalità ?

  3. Non è facile rispondere alle tue domande!
    Presumo che le ragioni che portano l’uomo a fare del male, possano essere di natura economica, religiosa o sentimentale, altra cosa è la follia, vedi repressione. Se volessimo incanalare il ragionamento secondo una distinzione Hegeliana inerente La Fenomenologia dello Spirito, osservo che in genere noi occidentali, rappresentiamo il terzo stadio, quello che è subentrato con l’illuminismo e facciamo del male per ragioni prevalentemente economiche, non importa se il ragionamento sia giusto o sbagliato, quello che c’è dietro è sempre un ragionamento; l’Islam, che non ha subito l’illuminismo, è ancora soggetto all’imput delle religioni abramitiche, il male per i mussulmani può provenire sia da un testo sacro, sia da interessi economici, la fusione tra questi due elementi rende l’Islam più letale, lo stesso dicasi per Israele in Palestina.
    Ora in estrema sintesi la lotta è principalmente tra il Diritto, quello che si è evoluto dal Diritto Romano e la Shari’a, il Diritto dei mussulmani, la Shari’a va contro il Diritto delle Genti, il Diritto delle genti non va contro la Shari’a, la differenza è tutta lì!!!

  4. La sintesi è convincente, dal punto di vista sociale interessano gli atti e sono questi che divengono oggetto della legge. Nella differenza che evidenzi tra uno stato etico e uno stato laico subentrano modalità differenti di valutare il male che poi si trasferiscono sui cittadini. A me interessa uscire dall’occasionalità dell’espressione pubblica del male, capire se il substrato comune possa davvero essere arginato, e come, dalla legge, se il suo rapporto banale tra gesto ed effetto possa essere preventivamente destrutturato. Una prevenzione educativa che si basa sulla comprensione di ciò che precede le motivazioni dell’atto.
    Non mancano gli approfondimenti sul tema, dal positivismo in poi, ma oggi mi sembra che la cosa sia stata data per scontata e invece scontata non è.
    Ti ringrazio per le tue analisi che mi fanno non poco pensare.

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