il mondo è vario

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El mondo xe beo parché el xe avarià. Il mondo è bello perché è avariato, storpiato in dialetto e poi giù a ridere. Eppure è vero, è proprio avariato, con larghi, inquietanti screzi di verde che vira verso il blu. Il colore del veleno, nel buono dei cibi.

E’ vero che c’è dell’ avariato nei rapporti umani, lo penso anche se discriminando va meglio, nel senso che ciò, e chi, conosco è in larga parte quello che mi piace.

Poi mi viene in mente che è svalutato di significato, il mi piace, fb ce l’ha scippato per la sua facilità d’uso. Furbetti loro, sanno che siamo portati, di primo acchito, a farcele piacere le cose, c’hanno insegnato così, piuttosto che rifiutarle. Ma con le persone mica va bene tutto. Così meglio riesumare che anche alla differenza siamo portati, e marcare il campo. Come i gatti. Se poi il mi piace diventa qualcosa di meno superficiale, allora il piacere dura ed è rapporto vero. Ma mica accade sempre, anzi succede così di rado… Per fortuna.

Non devo piacerti per forza, solitudine, o altro, ma se il piacere reciproco s’incontra ecco che quell’avariato scompare, diventa vario e quindi bellezza e ricchezza. E io mica so bene come sei, ma m’interessi.

Essere interessati a qualcuno, e mai a qualcosa, che anche le cose hanno le gambe, essere interessati, ascoltare per capire. Essere interessati. Passioni inaspettate, regali. Non è mai per tutti, non può essere. Per fortuna.

la governabilità

Ciò che è accaduto appena pochi giorni fa, ovvero una indicazione partitica non coerente su quale governo vogliano gli italiani per il Paese, non può nascondere che il dato del cambiamento è maggioritario, seppure non omogeneo. Infatti la somma dei voti di Pd e di movimento 5 stelle è oltre il 50% dei voti espressi. Se si scorda questo la considerazione che farò sembrerà incongrua, ovvero che il Presidente della Repubblica dovrebbe rispettare l’indicazione maggioritaria espressa e non cercare di assicurare comunque una governabilità. E’ il comunque che a mio avviso fa da discrimine, perché il dato elettorale non ha detto questo e se per governare si tornerà a governi tecnici e a sottostanti larghe intese, la volontà maggioritaria non sarà stata rispettata. Le ipotesi a questo punto, diminuiscono e quella principe è costituita dall’incarico a Bersani per fargli costituire un governo che vada davanti alle camere per ricevere la fiducia su un programma di cambiamento. Non un incarico esplorativo, ma un mandato pieno che potrà essere accettato o bocciato dalle camere, nella chiarezza, davanti a tutti. Se questo governo non avesse successo, il prossimo Presidente della Repubblica, potrà proporre un governo del Presidente, per ritornare al voto, evitando che l’idea di soluzione dell’attuale capo dello Stato si proietti e condizioni, ciò che vorrà fare il prossimo tra un mese.

La governabilità, intesa come soluzione della grave situazione economica del Paese, da risolvere con il governo dei tecnici, è uscita sonoramente sconfitta dal voto e mi chiedo se la scelta fatta allora, di “responsabilità” non abbia inciso negativamente sulle soluzioni possibili, prima tra tutte quella di andare immediatamente al voto, ma anche su quelle economiche di prospettiva. Ma ciò che è fatto è fatto, sarebbe solo grave reiterare l’errore. Io credo che governabilità non significhi un governo qualunque governo purché dotato di maggioranza, come pure penso che il popolo è davvero sovrano se indica una strada e questa, con i mezzi a disposizione viene seguita. In questo colgo il valore e i limiti della democrazia, anche quando le scelte sono diverse da quelle che vorrei. Però i limiti si superano nella chiarezza, i ruoli tra maggioranza e opposizione sono chiari e le responsabilità di chi si oppone a tutto, altrettanto chiare e vuote.