Nel pomeriggio la luce s’è accasciata tra I covoni,
stoppie dorate e uccelli in cerca di cibo,
la mente compita parole,
versi d’acqua salmastra,
di canale tra campi,
per loro conto escono parole,
suoni che bevono senso
profondo come una ferita
e povero d’ogni nome.
Le case sono contenitori, esitano, stanno a guardare
il caldo di canna accumulato sulla riva,
tra fango e radici.
Mentre gioca il caldo col sonno
la mente dondola e non assopisce,
esce su realtà parallele,
inoffensive e taciute
silenzio fatto scivolare in correnti che accarezzano,
in libertà senza luogo.
Fuori il vuoto si riempie di calura
e come nel deserto
è l’aria che forma corpi e volumi,
traccia immagini che l’impreciso risucchia.
Vortici di stanchezza inerte,
colore dell’ocra,
fine polvere di lettere sgranate,
sono quelli i pesi che tolgono e danno,
in un mescolarsi di vista e allucinazione.
Ma non è forse ciò che non è, il desiderio,
non è l’ombra di un ritardo che sente il peso delle ore,
vede il sangue e le vite,
i destini spezzati,
e vive in un angolo dove il primo sentire
è polvere, grano nei carri, acque stanche d’uccelli e violenta calura
Ti abbandoni al pomeriggio come alla soglia di un sogno che non osa dichiararsi: — la luce sfinita si piega tra i covoni, e tu con lei, in quel silenzio rurale che pensa da sé, che parla per te. Le parole, ti accorgi, non ti appartengono più: scivolano fuori, salmastre, scure, come canali che nessuno scava ma tutti attraversano. Sei tu a volte, sei il campo, sei la casa che esita nel caldo, o forse solo quell’aria tremula che inventa forme, illusioni di vita. Non dormi, ma viaggi: — in correnti segrete dove nulla ti ferisce, eppure tutto sfiora. L’allucinazione si mischia alla memoria o è un “sentire” superiore all’umano? – la polvere, il grano, i destini spaccati – e ciò che non è si fa sentire più forte di ciò che è — o forse è? Il tuo desiderio resta lì, impigliato tra l’ora e il ritardo, tra l’afa e la fine. Eppure ti muove, ti tiene. Anche se non ha nome, ti scrive.
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L’ora in cui la calura confonde il sogno e l’attenzione scivola su piani paralleli. Il dentro e il fuori si specchiano, una fata Morgana appare e si dissolve al tocco. Hai colto bene l’impigliarsi del desiderio che non procede e neppure scompare. Come sempre leggi e mi trovi. Grazie Nadine 🤗
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Grazie a te, Willy. Buongiorno.
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