il racconto unifica i ricordi

Ognuno di noi ha ricordi differenti degli stessi fatti, concatena cause ed effetti sulla base di tesi più che di domande. Forse dipenderà dalle opinioni che si consolidano anche sotto la spinta del pensiero dei media che vorrebbe diventare pensiero comune. E questo pensiero procede per assoluti. Abbiamo vissuto fatti comuni ma ciascuno di noi era diverso e spesso sono le nostre ragioni a prevalere nel giudizio.
Si tende all’elegia di ciò che si è maturato prima di un’epoca senza ideali e con il sé come riferimento. Delle piccole miserie si toglie traccia: disperse all’aria dopo aver ben battuto i tappeti sotto cui erano state messe.
Siamo ottimisti o pessimisti e la realtà è indifferente a ciò che pensiamo, se non per quanto ci riguarda e così nascono i nostri ricordi. Forse per questo servono gli storici e un uso confacente a noi del presente e del futuro. La narrazione è altra cosa e non fa neppure bene, perché il racconto politico sociale unifica i ricordi, fa un fascio delle vite, le sterilizza di ciò che hanno provato e fanno prevalere il più forte, non la verità o la ragione.

8 pensieri su “il racconto unifica i ricordi

  1. Sono d’accordo con te, le narrazioni sono spesso non veritiere e auto giustificanti a livello personale e a livello sociale possono essere fonte di disinformazione pericolosa. Ormai è diventato tutto narrazione e questa parola così bella ora la odio. 🙂

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  2. Non sopporto più la parola narrazione contaminata dallo stravolgimento della realtà, fatta propria dalla peggiore politica, resa parte di essa e dell’illusione che le cose siano diverse da ciò che si vede, si sente, si prova. Così poveri sono aizzati contro i miseri, scompare la soluzione per mantenere il privilegio e l’ingiustizia.

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  3. la narrazione è sempre deformante poichè di parte. Quando si confrontano narrazioni da più parti su un punto specifico ci si può fare un’idea più vicina alla realtà ma resta comunque sempre un punto di vista personale. La narrazione passa attraverso molti filtri

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  4. È così Daniela e la narrazione collettiva, quando non manipolata, è la medietà dei racconti, quindi anch’essa un pressapoco del vissuto comune. Le storie personali hanno il pregio di essere vissute, di portare una carica di sentimenti, ciò che la storiografia francese ha fatto a partire da Bloch non è stato fatto in sociologia e psicologia, le storie personali sono sempre collettive ma senza pretese.

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