I suoni si gonfiano dalla vecchia radio;
morbidi sul rumore di fondo
assomigliano a colpe mai perdonate.
Onde medie e valvole imprecise, per scelta,
oggi riportano ai tepori rumorosi d’infanzia,
agli elastici un po’ lenti,
alla voglia di rimettere a posto indumenti
negli accordi che sbavano appena.
Basta tendere l’orecchio e s’ intuiscono pensieri,
che infilano imbuti di note:
pare, m’era sembrato, mi pareva,
bianchi e neri di suoni, simmetrie di sentimenti, rimbalzi.
La musica ? Non ci salverà, come i ricordi.
Il pensiero è altrove,
nella luce d’inverno che corre presto nella notte,
rossa ed umida in cerca di calore,
da far vibrare di carezze il cuore.
Dicembre è il mese propizio per rivedere quei momenti innocenti della nostra infanzia e se ti accompagna la neve, più nostalgia. Mi è piaciuta molto la tua poesia.
Grazie Manuel, il tuo apprezzamento è prezioso. È vero che dicembre è colmo di infanzia, di pensieri gioiosi, di cose che si sentono accadranno e che avranno bellezza.
Questa volta senza pandemia, spero che questo Natale torni agli affari come al solito.