
Come l’ uccello femmina che si tuffa nel profondo, senza timore cerchi, trovi, e riporti in superficie ciò che s’era nascosto.
Al mio richiamo non rispondeva, non c’era, non era, sembrava un abbaglio. Accade di vedere con la coda dell’occhio l’amore che fugge, il cielo senza luce.
Nel silenzio delle notti estive una voce d’aria, pare sussurri parole desiderate, ma accendere la luce, illuminerebbe solitudini difficili.

Eppure, credo, e tu lo confermi, che il nome di ciò che si sente è ciò ch’esso contiene, e che non sia perduto, ma attenda la giusta voce, lo sguardo che ama, la mano che, in punta di dita, accarezza.
Leggero il polso, sublime il tatto, scrive parole grosse e sottili che si stendono, restano, penetrano, sollevano. E in quell’attimo infinito pare ci sia la felicità.

Bellissimo ciò che senti e ciò che scrivi. Seguivo il il tuo polso leggero, bello.
Grazie 🤗
Illuminerebbero solitudini difficili, che belle parole!
Un caro saluto 👋
Valeria
Grazie Valeria, un saluto caro a te 🤗