C’è chi ha un progetto che non è solo suo, ma di molti e si impegna, ci soffre o gioisce a seconda di come vanno le cose. C’è chi ha un progetto personale che è proprio suo e lo mette in un progetto più grande. Si impegna, ci soffre e gioisce se il suo fine si realizza o meno. Per realizzare il suo progetto deve coinvolgere altri, essere un capo, spargere benefit e paghe finché dimentica ciò da cui era partito, cosi fa politica e vive nel solo presente. Si occupa del proprio potere e di esercitarlo e ciò basta e avanza. In mezzo ci stanno tante persone che vivono, operano in misura differente tra i due estremi. Il progetto dei molti va avanti, rallenta, fallisce, secondo l’energia che gli viene immessa. Se troppa attività si esaurisce nel personale ciò che è di tutti, e grande, e nuovo, diventa prima difficile e poi relativo. Se invece molta energia viene data al fine comune, qualche progetto personale fallirà ma molto del nuovo accade e la società cambia per tutti. In meglio. E questa potrà lasciare spazio al lavoro e alla crescita di chi vede oltre al proprio interesse e più lontano per tutti. Così nasce una classe dirigente, oppure il vecchio continua. Dipende da ciò che accade davvero non da ciò che si racconta.