Guardando e ascoltando le tortuosità d’una scelta, pensavo che ognuno ha le sue felicità, che non so nulla dell’evidenza e di ciò che essa cela. Che tutto avviene per qualche casuale incrocio, poi mettere assieme le sensibilità funziona solo tra chi si sceglie o non si perde. Oltre il banale, la superficie, il consueto per le persone che restano c’è una scelta. Che è fatica e sfida a tutto ciò che è abitudine o convenienza. Come scalare, come voler essere di più per approssimare ciò che si può essere. Mi sembrava presa dalla sua vita scelta quando la osservavo, spesso felice, ma adesso mi diceva che non era così. E che i momenti di felicità si erano persi in un dover fare quotidiano, in mille necessità che coinvolgevano e allontanavano. Anche dire era difficile e per questo dopo un po’ si diventava zitti, non silenti, ché il discorso continuava dentro e si sfogava in mille piccole distrazioni. Per non pensare che la vita poteva essere altra e non era. E non valeva dire:passerà, perché quel passare era una perdita. Così le alternative si allontanavano e restava una solitudine in compagnia e poi un fastidio di sé. Per non aver capito a tempo, non aver scelto altrimenti. Così mentre la guardavo lei radunava lo zucchero spanto vicino alla tazzina e le serviva un fazzoletto pulito. E solo quello potevo darle.
Quando ci si accorge di aver valutato solo l’apparenza e non essere andati oltre ci si sente in imbarazzo e soprattutto impotenti di fronte alla realtà non facile…
Un fazzoletto è sempre un gesto di solidarietà e ha il suo valore 🙂
Si può solo ascoltare ed essere amici, senza giudizi o altro, Silvia.
Grazie per questo bel buongiorno! G.
Sì … amici, sia pure “solo amici”, lo si può essere, senza giudizi o altro …. ma diventare amici di brunetta, il famigerato nano bagonghi della politica furfante e ipocrita, come si fà ??? 😳
La parola non c’è la fa ad uscire quando necessita.