Dei tanti modi del bene vorremmo anche quello che accetta la tristezza e non la compara con le proprie.
Che non minimizza l’importanza personale delle cose che con fatica raccontiamo, perché vorrebbe dire che viviamo dentro vite banali.
Che non considera il nostro tempo come qualcosa che si possa confrontare con il tempo di altri perché siamo diversi anche quando assomigliamo.
Insomma vorremmo essere visti come persone che hanno una vita e che combattono o trovano compromessi con essa.
Vorremmo non essere giudicati per il nostro bene ma accolti per il bene che suscitiamo e che diamo.
Per tutte queste ragioni e per chissà quante altre, la parola si spegne, diventa poco utile e scivola nel silenzio.
Vorrei qualcuno che non volesse conoscere le mie fragilità solo per usarle contro di me, il giorno dopo.
Aggiungo questa alle tue tante ragioni del perchè spesso la mia parola si spegne e scivolo nel silenzio.
I sentimenti si dimostrano….le parole lasciano il tempo che trovano, buona giornata!
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Quel che dovremmo volere è coerenza tra le parole e quel che si fa
E averne noi per primi, dando ad entrambe valore e senso.
Se una persona adopera le tue fragilità contro di te Josè, non solo non ti vuole bene ma è pure stronzo.
Hai ragione Silvia, il bene si dimostra, magari non solo a parole.
Quello della coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa è un bel tema, aggiungerei anche quello che si pensa alla coerenza. Forse fa parte di quell’educazione ai sentimenti che non viene insegnata e si lascia all’intuizione. Troppo poco, e se aggiungiamo l’omissione, è davvero troppo poco.