stanchezza

Sposto di poco un quadro; si vede la linea grigia del tempo. Segni in una stanza dove le pareti sono impregnate di me eppure indecise sul da farsi. Tentano e si guardano chiedendo se va bene. L’indecisione fa parte delle cose che non sanno mai che fare, dove stare, con chi stare. Quasi tutte sarebbero superflue, ma è quel superfluo necessario. Almeno un poco perché le nostre vite semplici non sono monacali, vogliono la semplicità ma anche l’essere libere da regole troppo severe. C’è già il super io con cui fare i conti, il resto dovrebbe essere un continuo spogliarsi degli abiti ricevuti.

Pulisco il muro, allineo le cornici. Ovunque guardi questi muri mi parlano; sono conseguenza di un immaginare coniugato all’essere, alla realtà. Quindi approssimano. Accade a tutti, o almeno a quelli che rifiutano un ordine esteriore imposto. Per questo sposto quadri e oggetti, tolgo e aggiungo. La casa è uno spazio quieto. Quasi sempre lo è. Però è uno spazio mobile. Le corse e il nuovo vi arrivano filtrati; sarà perché nella casa a propria immagine si può depositare l’inermità della stanchezza? La stanchezza viene da fuori, la distendo sulla chaise longue, la faccio sciogliere in un libro scelto a caso, la svuoto in una musica che conosce la battuta che segue. Insomma la tratto bene e col giusto tempo.

Tra le tante stanchezze, quella del dover fare, del ruolo, del dover essere è tra le peggiori. Puzza di libertà decomposta, di ragioni trovate per farsene, appunto, una ragione. Non ha la limpidezza del sudore, ma l’unto di ciò che non era nostro. E non basta una dormita e via, bisogna toglierla dall’anima. A questo servono i luoghi propri, a togliersi quegli abiti imposti e sentire la pelle.

6 pensieri su “stanchezza

  1. A volte e’ bello cambiare casa: lasciare le nostre impronte, i nostri segni sui muri, per spostarsi tra nuovi oggetti, tra nuove mura e iniziare a segnare un nuovo tempo. Tutto ciò comporta una certa stanchezza sia fisica che mentale: perché è difficile separarsi dalle abitudini e dai ricordi. Serve però farlo, anche solo metaforicamente.

  2. Ecco quando scrivi così io mi ci ritrvo appieno, lo stesso pensiero, lo stesso stato d’animo ed è un po come ritornare a casa.

  3. @ dopodilei: dieci anni fa è andata così. Fare qualcosa che mi assomigliasse e che restasse incompiuto. Perché sono incompiuto, come tutti. Avere pareri nuove e spazi su cui pensarsi è un privilegio ch dovrebbe essere dato a tutti.

  4. @:Anna
    Sono contento delle tue parole, è bello scoprire che parlo ad altre persone che capiscono 😊
    Se non sono sempre chiaro o mi perdo in me è nel mondo che frequento sono sempre io, scrivere è un esercizio di comprensione di se anzitutto e di questo si dovrebbe chiedere pazienza quando lo si fa ad alta voce. Grazie Anna 😊

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