i danni dell’inverno

Ho portato fuori le piante dal riparo invernale, il limone sta fiorendo. Nella terrazzetta il rosmarino non ha retto al vento e al gelo. E’ seccato con i fiori, dell’illusione tiepida di gennaio, ancora appesi.

Difficile non pensare ad altro. Alla caparbietà che ci differenzia oltre, alla necessità di capire ciò che si è, alla resa di fronte all’ineluttabile, all’ingiustizia immane che prima illude e poi consegna al nulla.

Ieri, nel lungo viaggio di ritorno, e nella stanchezza di giornate troppo piene, pensavo al tempo lungo delle piante, all’immoto che si protende verso l’alto, al ricordo delle primavere che diventa sostanza, legno che si stratifica e sorregge. Delle tante parole-scorza che gettiamo, risonanti, su tavoli di contesa, d’amore o d’indifferenza, restano quelle che mordono o leniscono, e si aprono, in un infinito dialogo tra noi, su ciò che siamo e saremmo. E gli occhi che si riempiono di colore tra il grigio, sono racconto, finalmente, lungo di tempo. 

Oltre la primavera, nella primavera.

8 pensieri su “i danni dell’inverno

  1. A parte il fatto che le piante di limone sono bellissime e mi riportano col pensiero alla splendida Sicilia (e non solo) 🙂 trovo molto delicato e intenso questo tuo sguardo sulla primavera imminente (e non solo).
    .
    Eppoi è meravigliosa l’immagine degli “occhi che si riempiono di colore tra il grigio” che “sono racconto, finalmente, lungo di tempo”.

  2. Le stagioni di transizione mi mettono addosso un po’ di disagio, per fortuna mia si sono accorciate e appaiono come riassunti di quelle che erano le ben più lunghe primavere della mia infanzia. Capisco lo stratificarsi delle primavere e con ciò il consolidarsi dei riti. Coi bambini, invece – è curioso – certe volte si deve ribadire il percorso temporale, l’avvicendarsi degli eventi. Loro registrano il tempo ancora in un modo molto legato alle abitudini che diventano riti, non hanno ancora strutturato il senso del tempo attraverso l’esperienza che si ripete quasi sempre uguale a se stessa.

  3. Non ci sono più le stagioni, signora mia. Banale la frase, importante ciò che ci adegua e sembra che il tempo si adegui a noi (interpretazione antropocentrica delle nostre scelte),fatto esso stesso, di radicalità che si consumano in fretta. Il periodo di mezzo dovrebbe far crescere il desiderio di ciò che si vuole raggiungere davvero. Essere nell’attesa dell’estate, e di questo si potrebbe scrivere assai come convergere di comportamenti, e lasciare che il pensiero via via si faccia leggero, si spogli dell’inverno conoscendone il rigore.

  4. Trovo questo post particolarmente poetico. Generoso fino ad essere toccante.
    Grazie Willy
    Buona domenica

  5. siamo tempo. solo tempo. caro willy. è tutto ciò che abbiamo. ciò che siamo. siamo le stagioni che a volte zoppicano e a volte vanno a passo di giava, come diceva il poeta genovese. importante è non sparare, ché colpiremmo solo noi stessi.

  6. Sono tornata da poco da Valencia.Avevo fretta d’arrivare solo per guardare gli effetti dell’inverno sulle mie piante odorose e no.Tutte le roselline alle finestre irrecuperabili,3 cespugli di rose idem,ma di uno stanno spuntando le gemme,il tenerissimo gelsomino situato nel patio della veranda ha resistito,e la mia favolosa pianta di rosmarino superbamente s’erge in tutta la sua forza.L’unica però che avessi protetto veramente.Bene.Ci faremo degli ottimi conigli con relative patatine che già pregusto.
    Postillina (col tuo beneplacito ovvio)

    Voreei dare un piccolo omaggio a KIVER per la sua finezza d’arguzia messa in musica e con i delfini di parole al seguito.Mi riporta al segno zodiacale dei pesci.Geniali come Einstein,buoni come Dalla.
    Un grazie sempre a te che ci regali pezzi di vita davvero quasi perfetti.Mirka

  7. prendi dei ceci al mercato buttali nell’acqua quando bolle e dopo pochi secondi scolali…interrali vicino alle radici del limone….forse ce la fara’!ma fallo subito…in sicilia questo e’il segreto di alcune meravigliose piantagioni di agrumi….ciaoW.

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