dalla parte sbagliata

Domenica alle primarie voterò Bersani.

Non c’è nessun calcolo personale. Da tempo, pur facendo politica a partire dal pd, sono su altre posizioni da chi lo governa. Chi mi conosce un poco sa come in questi anni mi sia sempre riconosciuto dalla “parte sbagliata” rispetto a chi avrebbe vinto. Con Marino al congresso, con Angius quando si trattava di fare il pd, con Veltroni quando vinceva D’Alema, ecc. ecc. Diciamo che già essere con Berlinguer, oppure con Occhetto, era sbagliato visto quello che è accaduto poi ed io ero con loro. Ho sempre seguito il cuore e il cervello, in politica non si può fare diversamente, ma senza calcolo personale, per l’appunto.

Mi verrebbe da scherzarci su questa cosa, ma è una cosa seria. Troppo in questi mesi si è parlato come fossimo ad una partita di calcio, anche in questi giorni l’esempio di Renzi è tra i moduli calcistici nel governare il Paese: il catenaccio per non perdere di Bersani e il suo modulo all’attacco per vincere. E parla di allenatori, non di responsabili del futuro di tutti noi. Ma vedete bene, quando si gioca, si perde, si vince ed ogni domenica è un’occasione nuova, a fine stagione si comprano i giocatori che servono, si cambia l’allenatore, ci si incazza e si gioisce e poi ci passa attratti da una nuova sfida. Diverso è per un Paese o per una fabbrica o per un ospedale. Voi vorreste al pronto soccorso essere visitati da uno studente del 5 anno che sta imparando i sintomi, oppure uno stabilimento chimico lo faremmo produrre con la direzione dei nuovi assunti? Ecco perché penso che le primarie di domenica siano una cosa seria e non una partita di pallone, com’è serio il fatto che governare il Paese sia diverso da smanettare su un blog o su facebook. A ciascuno il suo ruolo ed anche nel cambiare c’è differenza tra il cambiare tutti, partendo dalla situazione reale e, invece il procedere per titoli o a tentoni.

In questi mesi ho sentito soluzioni fantasiose, tipo non riconosciamo il debito pubblico (Grillo), affidiamo tutto alla green economy e alle rinnovabili, basta industria e manifattura puntiamo tutto sui servizi, ecc. ecc. . Con tutto il rispetto, chiacchiere da bar. Un Paese è un corpo coeso, che ha bisogno di tutto, delle mani e dei piedi, del cervello e dello stomaco. Non si possono cambiare pezzi senza aspettarci che i riflessi non siano evidenti altrove, quelli positivi e quelli negativi. Per questo è necessario cambiare e al tempo stesso mutare con ciò che è compatibile, possibile, non enunciando le cose e poi dire, scusate, ho provato.

Cambiare è necessario, impellente, ma dobbiamo cambiare tutti, avere un’idea condivisa. In Bersani riconosco la voglia e la volontà di tenere assieme, di includere, mantenendo le distinzioni tra ciò che è da una parte e ciò che è dall’altra. L’ha fatto nel partito democratico, lo farà nel governare in modo chiaro tra una maggioranza ed un’opposizione, ma nella consapevolezza che la situazione è talmente grave che non si può perdere l’apporto di chi può dare risorse al Paese. Io sono di sinistra, non mi piacciono tutti, distinguo, scelgo. Non è forse quello che facciamo tutti ogni giorno? Però mica prendo a ceffoni quelli che non la pensano come me. E se l’obbiettivo riguarda più persone, li ascolto, alla fine deciderò secondo i miei principi e obbiettivi, ma cercherò di coinvolgere il più possibile. Coinvolgere è necessario per un progetto importante, e un Paese è un progetto importantissimo.

Ho fatto politica a tempo pieno per meno anni di quelli che hanno visto Renzi vivere di politica, credo che, come me, ci siano centinaia di migliaia di persone che hanno considerato che nella vita si può fare anche altro e l’hanno fatto. Quindi è ora che un po’ di persone si facciano da parte, contribuiscano diversamente se vogliono o possono al Paese, ma questo sta avvenendo comunque e Bersani ha praticato nei fatti il rinnovamento del pd, certo come poteva, lasciando crescere i giovani nella responsabilità dei ruoli, non eliminando il dissenso interno. In nessun partito c’è in atto uno scontro tale tra generazioni e politiche così composito e trasversale da far capire che davvero il dissenso può essere fertile e rinnovante, eppure è un partito coeso alla base. Merito enorme in un tempo in cui è più facile distruggere che costruire. Già dire che il governo che verrà avrà più giovani competenti che capi corrente e lo stesso numero di donne e di uomini, è talmente dirompente per la politica che significa che chi lo propone ascolta, capisce cosa si muove nel Paese, ci crede.

I prossimi saranno anni difficili, Monti ha portato innanzi una politica di destra che ha tolto diritti e non ha inciso sui privilegi, che non ha eliminato gli sprechi. Basti pensare alla sanità o ad altri settori della pubblica amministrazione quando dice che bisogna trovare nuove forme di finanziamento e non mette mano allo scandalo degli appalti, dei costi diseguali, degli stipendi d’oro dei manager, ecc. ecc. .

Saranno anni difficili per il debito accumulato e ancor più per non aver riconosciuto la crisi, per questo la priorità dovrà andare al lavoro e ai diritti da conservare. Quindi il primo problema è far ripartire il paese e modificarlo in corsa. Questo non si realizza improvvisando, neppure pensando di azzerare ciò che esiste, anni che avranno bisogno di ogni risorsa, non solo quelle dei soliti reperibili e noti.

Per questo pur non essendo bersaniano, voterò Bersani, perché mi fido, non mi affido, perché so che quando sarò critico, e lo sarò, oh sì che lo sarò, potrò confrontarmi, essere dalla “parte sbagliata” eppure contare, portare innanzi quello in cui credo.

p.s. Mio figlio, un mese fa,  mi chiedeva cosa avrei fatto e spiegandolo gli ho detto che facevo coming out. Si è messo a ridere: coming in, casomai papà.