Il manga è stereotipo, espressione certa, teatro del nð estremizzato in disegno. Rappresentare la vita per emozioni nette elimina i punti morti, quello di cui parlava l’Ulrich di Musil, è la semplificazione delle vite mettendo sotto il tappeto la consuetudine, il quotidiano.
E’ tutto così irraccontabile, signora mia… Ma anche nello scrivere non si scherza, tra stilemi, modi di dire, rimasticature che vengono da chissacchè, insomma superficie, ovvero ciò che si mostra e si vuol far trasparire. Il vetro colorato è pietra preziosa se intravisto tra fessure, e si dimentica il legno che lo racchiude per un barlume. Ma poi ci si stanca. Avete osservato che le emozioni stancano, che la superficie stanca? La stanchezza, come la schiuma, poi vela le cose, non permette di cogliere la sostanza, attiva un resipicere, una riluttanza all’immergersi nell’altro. Se l’ira, la gioia, la tristezza, la stessa noia, sono maschere, come si potrà capire la differenza che abbiamo dentro? Pazienza gli altri, s’accontentino, ma noi cosa sentiremo davvero di noi stessi? Occorre tempo. Per capire occorre tempo e capire non è solo intelligere, ma fare proprio, possedere. E per farlo, serve tempo. Invece si crede più all’intuizione che allo scavo, al lampo più che alla fatica del percorrere. Si crede all’intuizione del manga e al più si passerà al pregiudizio in un percorso che dalla superficie elabora modalità di capire/prevedere le cose che esimono dall’analisi. Capire, invece, è una faccenda seria, spesso lunga. Non è questione da geni, anzi spesso le persone geniali lo sono in un campo specifico, fuori di questo assomigliano a tutti, ometti non di rado incapaci di comprendere, ma almeno la loro funzione è certa e soprattutto non riguarda le relazioni tra persone, casomai il rapporto con se stessi. Anche loro usano stereotipi per esprimere la superficie, hanno bisogno di non essere disturbati. Forse sono tra i pochi ad essere giustificati nel loro semplificare le cose. Eppoi perché parlarne, se geni non si è, resta il quotidiano, l’adesso, i rapporti che intendiamo profondi, qui il manga disturba perché è un velo che nasconde altro. Il manga ci semplifica la vita, ma davvero vogliamo una vita semplice, oppure la vorremmo intensa e piena?
