




Dovremmo essere fedeli alla nostra piccola pazzia. Della nostra libertà interiore e profonda è parte vera e dovrebbe essere coltivata (e vista) come tale. Confina con quella verità che non è sovrastruttura e che toglie la scorza della convenienza dai gesti, dalle parole. Li rende scabri, essenziali alla comunicazione, trasparenti. Adamantini. Limitare il motore di tanta preziosità offerta, travisa il suo senso perché essa pensa di non offendere, di essere vista nella sua nuda bellezza. Ma è possibile non toccare sensibilità, non essere fraintesi quando si è liberi di essere se stessi? Cosa ci rende liberi oltre alla piccola pazzia del dire e dell’essere?
La con fidenza, la fede nell’altro che è accettazione della sua verità profonda, che toglie gli eufemismi e le metafore, le comparazioni che diminuiscono la forza delle parole adatte al sentire. Nella piccola follia scompaiono i “come” perché essa rivendica la propria unicità. Anche nel tacere che perde ogni timore o giudizio ma è interruzione del dire, pausa che riflette e cerca nel profondo chiarezza e ciò che non appare.
Lei, non risponde caro dottore. E come potrebbe dai vicoli pomeridiani del suo sapere, dalle analogie che interpretano, confinano, restringono in scarpe strette l’andare innanzi. La stessa meta, anche se la scelta (atto benevolo di libertà e di servo arbitrio che abusa di causa ed effetto) è comunque lasciata non alla risposta, ma alla sua interpretazione e quindi alla responsabilità di chi la compie. E la scelta raramente risponde alla piccola personale follia ma è un compromesso tra volontà condizionate piuttosto che rappresentazione delle spinte interiori.
Alle mie domande lei, ne pone altre ed io mi perdo in difficili, ulteriori equilibri. Ciò che si nega è esso stesso silenzio del profondo e ogni libertà porta con sé lo stigma di una ritirata. Basterebbe ricordare che non le battaglie perdute ma la continuazione di esse in altro modo e luogo alla fine consentirà la vittoria di essere se stessi.
Dietro ogni porta che si è chiusa non c’è il ricordo ma una possibilità che è continuata e che è definitivamente altro dalla magia che ha permesso, un tempo, di scambiarsi doni fragili e veri. Ad essa si è sommata tutta la materia che sembra polvere e strada ma è stata essa stessa verità cristallizzata in altre infinite scelte. Avessimo ascoltato le piccole follie, ora le smagliature dello spazio tempo conterrebbero una piccola rappresentazione di sé. Una mappa, un portolano della profondità che si è raggiunta e che ha rifiutato il determinismo sociale ed è ora aiuto per ogni scelta successiva.
Questo le risulta difficile dottore ma ognuno di noi, lei, io stesso, conteniamo una perpetua ucronia quando non ascoltiamo la nostra piccola follia: il mondo prosegue indipendentemente dalle nostre scelte e se ci pensa, non è il conformismo che lo rende migliore.