Attraverso i ballatoi delle scale arrivano voci di bambini, Si spandono nelle sale vuote del museo d’arte contemporanea.
Seduto davanti a una scultura cinetica di Eusebio Sempere, mi perdo nel suono delle voci che si sovrappongono di echi. Ascolto e guardo. Lo spagnolo è una lingua a fiotti, un blocco di parole che s’assottiglia, fino a tacere, fa una pausa come a pensare a dove è arrivato e riprende con un nuovo fiotto. E’ suono con parole che riconosco, ma m’interessa il suono, cosa so di questi luoghi, che furono la sacristia di un’ impero enorme? Poco, nulla del vivere se non assimilandolo a ciò che si contamina nel Mediterraneo e nel sud, quindi presumendo. Nulla delle sue imprese, del fare materiale che incrociava culture così composite e differenti, traendone identità strane ed orgoglio smisurato. Dal presente emerge qualche archistar, la letteratura ricca di radici che trae da lingue e un passato ameno complesso, ma mi sfuggono gli ingegneri, i matematici, le scuole di fisica. Di sicuro c’erano e ci sono, perché hanno realizzato macchine di lusso, aerei, orologi di pregio, steso strade ferrate con uno scartamento orgoglioso ed incomunicabile. Hanno costruito come dovessero conquistare il mondo dei trasporti, della meccanica, dell’aria (air nostrum recita il motto della compagnia aerea regionale valenciana) e si sono fermati ai Pirenei. E’ mia ignoranza, conosco poco, Braudel soccorre, mentre a scuola ci si ferma a casa propria. Così passa solo musica, letteratura, teatro, poesia, pittura. Cose che, con più facilità, vanno in giro per il mondo, si spostano, toccano, entrano e si confondono con altro conosciuto, senza la necessità di creare imperi. Ma cosa so davvero di questo mondo? Nulla, eppure erano dalle nostre parti poche generazioni fa, cugini dei Savoia, presenza nei cognomi, parole nel mio e in altri dialetti, scambi economici forti. Su tutto il Mediterraneo.
Il Mediterraneo non è un insieme di paesi, il Mediterraneo è un modo d’essere, fatto d’acqua, di mestieri comuni di mare e di terra. E d’ingegneria del bello più che dell’utile, aggiungo di mio. Forse per questo chi si affaccia su questo mare costruisce imperi e poi se ne disgusta, fino a demolirne altri, in America latina ad esempio. Nel Mediterraneo per demolire imperi c’è un vero talento.
Il Mediterraneo è un luogo, dove i popoli si intersecano in continuazione e soprattutto conoscono la luce, il sole, il cielo. Forse per questo la precisione e l’utile sono fuggiti più a nord dove la luce è più breve, gli inverni più lunghi. Calvino, Lutero avrebbero avuto le stesse idee nascendo a Palermo o a Cadice?
Fantasie.
Nella Spagna a dicembre è caldo, anche quando manca una settimana a Natale. Intorno abeti incongrui, neve finta che non riesce a distogliere lo sguardo dalle architetture di tufo e arenaria: sono belle gonfie, gravide di significato. Altro che ascetismo vegetale rivestito di luci, qui la festa dura tutto l’anno e il gotico è solo un mezzo per alleggerire pilastri ed archi, dando modo di riempire di più i volumi. Tutto si riempie troppo, è il calore del pomeriggio, delle notti, che trabocca, che investe il ragionamento. Anche il mistero usa altri simboli, sguazza nel colore, sfugge le geometrie e cerca i corpi. Dove altrove impera il numero, qui il ragionamento misterico prende la forma, porta lo sguardo verso il particolare che lievita l’attenzione. Non si semplifica nulla, il corpo emerge e lotta con lo spirito ed è il senso che predomina. La complessità dell’attrazione, del desiderio, della vita, è senso. E’ come vi fosse senso ovunque. Investe i rapporti che si toccano e si difendono, l’alterità diventa altezzosità. L’altezzoso si spegne nell’intimità, ma all’esterno disegna il suo ritratto, riempie l’aria di volume, fornisce contenuto. A Murcia, la cattedrale ingloba pezzi di moschea, ma non s’accontenta e contiene un’altra chiesa nella navata centrale e non c’è più spazio per la folla dei fedeli verso un unico altare, cosicché si distribuiscono in decine di cappelle laterali, lasciando a ciascuno la preferenza di santità, di grazia da impetrare, di sequela. Gli ingegneri gonfiano gli edifici, i fedeli le attese, l’aria risuona di carillon di campane, i mendicanti si contendono le uscite e i benefattori. Mediterraneo. Al freddo del centro Europa è stato donato il rigore, la regola Kantiana, in Spagna, nel sud, il rigore è regola scritta, ruolo, funzione da mostrare, come la manutenzione delle cappelle assegnate alle famiglie finché il santo diviene persona di casa, con diritti e doveri. Funzioni esteriori e rigorose, decoro e status.
Uscendo ho trovato un signore anziano che camminava con una cappa nera, bastone e cappello. Non mi stupisco di ciò che ignoro, guardo, di queste persone, non so nulla.
Intorno le auto e la spiaggia come a Cannes o a Napoli: Mediterraneo.
