una infinita bolla

Per scoppi, come se nel ventre oscuro dell’anima di pietra e fuoco, s’accumulasse un’infinita bolla. Così lo specchio nero del mondo da lì sale, per vie oscure, sublima in rocce polite, in creste taglienti, e il mondo ci attraversa e guarda sé, neutrino che segue un pensiero senza limite. E non si cura, non ascolta se non per sue vie che radicano infinite, che non fanno domande, non si voltano e procedono mentre attendono un passo.

Mai è il suo nome mentre interroghiamo il caso, seguiamo la possibilità e la chiamiamo speranza. Mentre parliamo al suo posto, mettiamo in bocca le battute al mondo e aspettiamo parli mentre il silenzio diventa insopportabile e allora di nuovo la parola, la nostra, riempie un luogo, risuona nelle nostre orecchie. Miracolosa la parola fino a un nuovo silenzio, fino ad un’abitudine interrogante che tace e rapprende il poco che resta nell’aria e in noi.
Così il silenzio accompagna a lungo e poi quando trasuda non finisce a tempo debito. Il tempo non ha debiti, casomai crediti e chiede conto mentre in disparte s’accumula il non fatto o ciò che dev’essere ripensato e ripreso in un interminabile gioco dove ciò che si scarta è sempre maggiore di ciò che si sceglie e però non scompare, ma sta quieto, in attesa. Di grandi coni d’infiniti grani è fatto ciò che resta in disparte. Ne vidi di enormi nei porti, si stagliavano contro il cielo, limitati solo dalla gravità e dall’attrito tra particelle. Poteva essere grano o zolfo, e allora il colore giallo riempiva l’aria d’indebita allegria, oppure era carbone lucente e grasso che assommava al vento polvere e piccoli mulinelli, tingendo cupo il cuore. Altrove erano minerali di ferro, rame e manganese che beffardi riflettevano la luce in caleidoscopi rivolti al cielo, o ancora coni di rottami tagliati da trance impietose, ridotti a parvenza di ciò che erano stati funzionanti, ma ancora vivi nelle tracce dei colori che li avevano vestiti. Erano arlecchini di passato, e mentori e presaghi, indicavano. E quei coni enormi nati da benne indifferenti, erano acquattati in attesa d’un nuovo essere.

Così è il tempo che non si compie, che non ha un fine e una linea: granuli e gravità che rotolano in nuovi equilibri e levigano le forme. Capsule d’attesa in un porto e possibilità scartate prima che divengano rimpianti.

Così il cuore che è un cono che si staglia verso il cielo e ha innumeri grani che danzano nel silenzio d’una musica d’attesa.

il tango del silenzio

Perché ora ti fidi, hai detto che non finiresti più.

Forse era la sfrontatezza sicura di chi attende,

o la luce che sorride dell’ignota possibilità

e del segreto d’una scaramanzia in attesa d’avverare.

Allora, nel suo fidarsi, il corpo s’è disteso:

dismessa l’arroganza il seno

il viso interrogava in attesa d’espressione,

e intanto, in un silenzio sorridente, hai porto la guancia,

perché era ora d’andare.

E di scoprire almeno il poco e l’importante

di ciò che s’era trascurato nel mettere da parte.

2 pensieri su “una infinita bolla

  1. un viaggio ipnotico, un intreccio di immagini e pensieri che danzano tra la materia e l’infinito. La tua scrittura cattura il lettore con una profondità che tocca corde universali, esplorando il tempo, il silenzio, e le possibilità scartate come fossero elementi vivi, pulsanti, in attesa di un compimento.

    Le tue metafore – dai coni di granuli nei porti ai frammenti di ciò che è stato e potrebbe essere – evocano una poetica dell’attesa e della trasformazione, dove nulla si perde veramente, ma si accumula in un equilibrio sempre nuovo. È una riflessione sulla vita, sulle scelte e sul loro eco, così magistralmente incarnata nel “cono del cuore” che si erge verso il cielo.

    La tua chiusa, così intima e umana, porta il lettore dal cosmico al personale con una delicatezza rara: il “tango del silenzio” diventa un momento di resa, di fiducia, dove l’attesa trova un sorriso e si fa accoglienza.

    Un testo potente, che invita non solo a leggere ma a meditare, a sostare tra le righe per scoprire il “poco e l’importante” che spesso dimentichiamo.

    Splendido. ❤️✨

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