Singolare e plurale,
continuità che sciolgono gomitoli di fato,
eppure ognuna resta a suo modo eguale.
Segno d’un armistizio che sa,
quali strade frequentare,
o le abitudini ch’è fatica lasciare.
Nella luce da est, già alle 7 di mattina, le auto erano scaglie variopinte d’un serpente che si muoveva poco e, in attesa di mordere qualche metro, s’attorcigliava nella libertà negata, con i suoi pari in amplessi irosi e pieni di rabbia. Salito in auto, avevo fatto i 100 metri fino all’incrocio e non mi muovevo. Ho guardato lo smartphone, ascoltato la radio, ma restavo senza possibilità d’immissione. A destra e a sinistra si stendeva una linea d’auto priva di soluzione di continuità. I paraurti si baciavano secondo un kama sutra meccanico, fatto d’impazienza e privo di piacere. Nessuno dava nulla a nessuno per cortesia, dovendo girare a sinistra, ho voltato a destra, nella corsia libera. Le strade che si conoscono dalle gite al mare potevano servire alla meta ed erano pure più belle, immerse nella pioggia e nella campagna. Muoversi per parallele e per tratti ortogonali o sghembi muoveva le labbra al sorriso di chi ne sa una più degli altri. Ho fatto 7 chilometri, ho cambiato comune godendo della vista di ville antiche e nuove case, le seconde molte e mai viste, le prime restaurate per nuovi usi. Qualche capannone industriale con giardino davanti, auto che venivano in senso contrario e con cui ci si sfiorava su una strada fatta per la quiete agricola. Sono arrivato alla provinciale parallela e ancora, ma diversa per protagonisti, c’era una linea d’auto, furgoni e camion, senza soluzione di continuità che si stendeva nelle due direzioni. Dovevo girare a sinistra, ho girato a destra e mentre guardavo avanti vedevo che i paraurti si baciavano e ogni tanto c’era un piccolo sussulto che apriva una speranza subito spenta. Altri 7 kilometri nella direzione che sembrava allontanarmi dall’obiettivo e la coda non finiva. Si sentiva nell’aria un pensiero ronzante, cattivo ormai, che centinaia di teste riepilogavano nelle scuse per i ritardi agli appuntamenti, al lavoro, agli impegni. Tutti si lamentavano, si vedeva nei volti tesi e nel muoversi di labbra, perché altri avevano fatto la loro scelta, perché tutti andavano in auto ovunque, perché le strada erano comunque insufficienti, perché il mezzo pubblico non era un’ alternativa, perché pioveva. Se un drone con telecamera si fosse levato avrebbe visto la statale intasata e ferma, le provinciali che tentavano di entrare in essa e non ci riuscivano. Avrebbe testimoniato l’accumularsi di strisce di mezzi impotenti, di rotatorie piene d’auto come nodi di una corda ormai frusta e rabberciata. Tutto questo in entrambi i lati della statale che attraversava un corpo di case e di terreni soffocati nei gas di scarico e nelle imprecazioni.
Nel mio lato c’era la libertà di andare verso i luoghi di provenienza di quelle auto e il traffico era minimo e scorrevole, così sono arrivato a un semaforo che interrompeva il muro d’auto e ho girato finalmente a sinistra. La strada era d’altre necessità, stretta, lungo un canale senza argini né protezioni, ma era frequentata solo da quelli che avevano avuto altre mete e altre code in passato.
Sono ritornati ricordi d’estate a notte, con il corpo che ancora emanava sale e profumo di pelle accaldata, gli occhi arrossati e la stanchezza bella di un giorno di mare. I chilometri intanto si accumulavano ma mi avvicinavo alla metà. Alla fine avevo aggiunto 10 chilometri alla distanza ma all’orario prefissato ero all’appuntamento che è poi durato 15 minuti. Le ore tra andata e ritorno, hanno maturato il pensiero che un premio me lo meritavo e l’ho riscosso in pasticceria, non era vicina ma eccellente. Poi il ritorno in una strada ormai svuotata, erano le 10.30 e ho pensato che è così ogni giorno. Se piove è peggio ma la coda che si allunga per molti chilometri è sempre la stessa, le imprecazioni le stesse, le considerazioni, le stesse. Così la vita si sciupa ma ognuno è solo, vuol restare solo, nella sua scatola di plastica e latta e pensa che la strada sia il problema mentre è solo la conseguenza.
Giusto
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Bentornata Marina 🤗
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