Li conosco i soddisfatti, gli lavevodettoio, gli acidosi da maalox, che con il sorriso dell’ovvietà bieca percorreranno circonferenze di chiacchere per tornar da capo. Chi aveva capito (cosa? come?) si vanta: proprio lui ha fatto cadere i potenti, ne ha visto per tempo i piedi di sabbia, ed ora è pronto per essere scelto. Nulla aveva fatto prima, nulla farà poi, una scelta perfetta, conveniente per chi vive non del proprio pensiero ma di quello altrui. La conservazione li sceglierà, chi non vuol cambiare punterà su di loro perché nulla cambi e la mediocrità eccellerà in ciò che è insostituibile, ovvero convincersi di interpretare ciò che davvero ciò che pensa la gente.
Se il voto non premia l’arroganza del decidere senza capire i bisogni ci sarà il lamento che la gente non capisce. Sic anzi sigh: chi dovrebbe capire si lamenta di non essere capito. Dove andremo se non in braccio ai negromanti che leggono passato e futuro allo stesso tempo, quelli che vivono in torri di compromesso e si informano, leggono più giornali, parlano tra loro e si convincono. Professionisti dell’esegesi, non camminano (scendono) tra le persone di cui parlano, si informano se il popolo ha fame, se è inappetente, se è satollo. Hanno contratto quella malattia che nella sinistra si conosce bene ed è afasia strutturale del capire politico, ovvero il problema è altro, non capite e comunque l’avevo detto.
Avete visto un impegno vero perché la destra non trionfi? Se davvero cadesse Meloni, cadrebbe il circo della lega e di forza Italia, perché si reggono non sul governo ma sul fatto di governare dando l’impressione di essere altrove, sul contrasto senza oppositori radicali. Per questo non cadrà davvero la Meloni, perché regge un sistema vuoto di proposte e pieno di problemi. Qualcuno si ricorda da quarant’anni a questa parte quale sia stata una proposta politica riformista complessiva che sia durata più di due anni? La più recente idea, l’Ulivo, che non era certo un mostro di radicalismo è di 30 anni fa. Ecco il male dentro, da estirpare. Sono nate parole nuove per descrivere un mondo nuovo, la guerra si affaccia all’Europa e ne nega la stessa ragion d’essere: era nata per non ripetere gli orrori della seconda guerra mondiale. Dovrebbe essere il trionfo della diplomazia e invece prevale il militarismo. la qualità degli uomini di stato è precipitata nel calderone del potere, trascinando con sé le idee di gestire il mondo e la sua crescita equa e sostenibile, ma se non possiamo aspettare che sia la destra a rialzare le bandiere dell’umanità cadute nel fango, il compito di leggere bisogni antichi e nuovi spetta alla sinistra. Ad essa la parola e il mea culpa perché cadendo un muro mille altri ne sono nati e la libertà non è cresciuta ma la stessa democrazia diventa democratura. Se il silenzio fosse comprensione e meditazione sulla via da intraprendere sarebbe una attesa ormai fuori di tolleranza ma giustificata ma questa assenza di risposte priva di un motivo la sofferenza, perché se c’è da soffrire, un motivo, una prospettiva futura ci deve pur essere.
Si può sbagliare ma bisogna che il livello di realtà irrompa nella politica, che trovi soluzioni e non accordi cercando il piccolo inutile potere. Tutto questo è diseducativo, rende possibile che divengano giganti i nani. E se cambierà, più per caso che per volontà, ricordiamo che quelli che diranno di aver sempre saputo, e guardavano. Guardavano e basta.
Contro il potere c’è solo borbottio, qualche sbadiglio, un seggio saldo.
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Già, purtroppo, non tutti ma chi conta non ha un livello di opposizione adeguato
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Eppure sappiamo cosa significa essere di sinistra, perché l’opposizione lo ha dimenticato?
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C’è una parola, Marina, che a mio avviso riassume tutto il limite di chi potrebbe cambiare: compatibilità
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Purtroppo c’è poco da dire…
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