Gli uomini di pianura hanno le gambe snelle e forti di chi cammina a lungo, le scarpe sempre impolverate, un cappello per il sole e un berretto per le nebbie di novembre. Hanno la testa che pensa altrove, l’odorato che sente il salso della marina mentre gli occhi vedono i monti appena oltre le città. Risalgono i fiumi in barche dal fondo piatto, remano in piedi tra odore di fango e canne, si fermano a guardare i salti dei pesci che pescano dall’aria gli insetti. Conoscono osterie dove si approda e che fanno zuppe forti, di verza e di maiale, sanno gli uomini di pianura, dove tacere se si gioca a carte e alzare il vino quando un pugno sul tavolo protesta.. Sanno il fresco dell’alluminio delle sedie allineate in piazza, l’odore del cotone delle tende dove riposa l’ombra, l’orologio dei tacchi di chi è attesa. Offrono un chinotto, un pevarin, un fiordilatte ai bambini, mentre per loro c’è il musetto caldo e i fagioli cotti nel coccio. Risalgono le pianure e ritornano, stanno nelle città come i principi a palazzo, si stupiscono di ciò che al ricordo dello sguardo manca, inseguono un pensiero che li era accasato. Tornano sempre negli stessi posti, conoscono le pietre, i visi, il mutare delle stagioni nelle luci. Sanno l’ora della sera, la lunghezza delle notti insonni, il richiamo dei rapaci sopra il campanile. Amano i vicoli di notte, i campi a maggio oltre la periferia, l’acerbo verde delle vigne a giugno. In bicicletta vanno verso i campi dove gli Iris, le giunchiglie e i fiordalisi fuggiti dai giardini occupano i fossi, si fermano su vecchi muri, le schiene appoggiate al cotto che s’arroventa al sole, calano sugli occhi il cappello e guardano il lavoro ordinato delle formiche. Non amano le auto incolonnate, l’aria satura di azoto, l’asfalto che scalda i piedi. Aspettano l’inverno quando si sentono da distante i fumi che l’aria suddivide tra legna e stoppie nei camini. Sanno che i contadini adesso serrano le porte, come in città e che conoscono il sudore della paura, per questo sono cauti e rispettosi. Camminano, pensano, si fermano per una parola e se ne vanno inquieti, cercando la misura dell’ombra d’estate, lo spessore del ghiaccio a gennaio. Hanno grossi pastrani, baveri alti per tenere in petto il calore del respiro, seguono la ferrovia, la strada, il fosso e si meravigliano che così tanta pietra, mattoni e anni, si siano accumulati nelle città togliendo gli alberi dai giardini, tombinando fiumi, spianando le piccole salite dove c’era il ricordo di rovine antiche. Gli uomini di pianura amano con l’allegria triste di chi non sa stare al suo posto e sognano un sogno che sia nuovo, mai prima frequentato. La sera accendono le luci necessarie, vanno alla finestra, guardano tetti e dentro altre finestre. Vedono muovere corpi, bocche che dicono qualcosa che non prosegue, poi le luci si spengono e c’è una luce azzurra che non si ferma e fa star zitti. Ogni tanto una ragazza, o un uomo, d’estate in canottiera, vengono nella piccola terrazza o al balcone e con un gesto pieno d’abitudine e di grazia, accendono una sigaretta. Si vede la brace che rosseggia, il fumo che si spande e guardano il cielo o attorno, immersi nei pensieri.
Ottimo e bellissimo racconto o meglio un quadro in cui alle figure di questi uomini della pianura fai risplendere la loro purezza d’animo.
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Buon giorno, Willy
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Buon giorno Marcello, che bello il tuo commento, mi ha fatto riflettere. Non so se ci sia una purezza d’animo che segue l’orografia, credo che le persone vengano plasmate dai luoghi in cui vivono e che ci sia una radice immateriale che lega il modo di vedere le cose con le storie di sovrapposte abitudini d’anima. Mi piace pensare che ci sia purezza di sguardo in questo sentire. Grazie 🤗
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Che bella questa tua prosa , gli uomini di pianura, scritta con amore e onestà. Vivere in pianura mentre si cammina ogni giorno ripercorrendo gli stessi posti con rinnovato affetto e curiosità . Escursioni solitarie discrete e silenziose in contrapposizione ai passaggi più goliardici nelle trattorie . Un territorio ricco di tanta bellezza che è viva in te . Montagne e colli ,fiumi , pianure ,prati e il mare vicino che richiama al viaggio e la laboriosità dell’uomo veneto forse più stanziale . E nell’andare secondo le stagioni i pensieri che viaggiano discreti mentre lo sguardo è sempre vivo e offre gentilezza e ascolto laddove si presti l’occasione. Allegria e tristezza desideri di tornare altrove e la quiete nel calore noto . I cambiamenti della periferia talvolta deludono perché l’ambiente viene sacrificato per qualcosa che non ha valore. Anche Il desiderio dell’antico ritorna …Il percorso umano è quello che amo di più e che ritrovo leggendoti. Buonissima serata Roberto 😊
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Che bello quanto mi hai scritto Sossu, hai la grazia di vedere oltre le mie parole. Sono un uomo di pianura, è vero, qui le cose mutano in fretta, i guasti diventano profondi e bisogna ripercorrere per cercare il noto e la differenza. Grazie per aver compreso. Buona serata e buona vigilia del di di festa 🤗
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Grazie a cuore aperto e a piene mani ! ☮️
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Sai che mi fai venire in mente le atmosfere di Antonioni? Avresti potuto lavorare nel cinema, sono sicuro.
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*sicura
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Grazie Marina, forse avrei potuto lavorarci come proiezionista 🤗
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