di simmetrie grandi e piccole è fatto il procedere

Certe cose cominciano bene poi finiscono peggio in un rallentare vischioso che affatica sino alla perdita di senso. C’è una legge dell’usura che riguarda l’attrito, ha dei lati positivi perché il tempo leviga le cose.

Fa attrito il bene?

E cosa ne resta nella sua immagine accuratamente polita che conserviamo in noi?

Nel rinnovarsi il bene come muta? E se esso apprende dai suoi errori, cosa diventa?

Di simmetrie è fatto il procedere del ricordo che poi si muta in storia, sono grandi quelle che prendono i molti, li avvincono in sogni apparentemente uguali e poi si consumano nella relativa abitudine all’accadere. Così per i piccoli immensi sogni troviamo simmetria mai eguale e dovremmo sapere come i sentieri sempre incrociano altro cammino, ma ciò non fa deflettore e giudica unico il proprio sentire, com’è giusto sia. Non è la fine che in fondo interessa ma il principio e il suo primo svolgersi, potente ed ogni volta unico. E simmetrico.

Ma allora, cosa affatica il sentire emotivo dopo l’inizio in cui l’entusiasmo soverchia ogni calcolo di tempo?

Forse il ripetersi mai eguale, che torna. Anche per noi che siamo eccezione, mai regola. Torna il tempo che quando s’avverte è già trascorso, già pesa, già toglie. Non è come allora, quando iniziò ed era nuvola impalpabile di ciprea, un soffio di profumo nell’aria da cui essere imbevuti, respirati respirando. Il tempo gassoso dell’inizio è diventato prima olio e poi pietra e ha frenato la corsa.
La dittatura del presente, del perenne decidere senza poter assimilare, è un ansare di pensieri che faticano a coagulare, che sono fatica interiore, un non dirlo mai prima del tempo, perché non sarebbe capito e sarebbe un’offesa. E nel frattempo, se l’abitudine non diventa nuovo, il sapore non c’è più, perché il tempo s’è incattivito in rimasugli. Costretti per recuperarne in senso a cercarlo tra gli spazi. Ciò che non si dice è detto, impreciso nei significati, pauroso nel mancare di contorni. Dilaga, chiede e ripete la richiesta d’essere interpretato.

Uccelli impagliati sognano l’antico splendore. Evocano, ricordano, e rendono il passo più lento, la memoria pasticciata, scrivono cielo e mostrano l’abisso.

Eppure c’è una luce. Non per necessità di naufraghi. È nella sublime incoscienza che vede oltre il succedersi immoto delle cose, il loro ripetersi. È nella capacità di sapere che non si sa, nel maneggiare la naturalezza del volo sentendo l’aria. Ciò che sta in essa, sapendo che oscuramente, felicemente, ci riguarda.

9 pensieri su “di simmetrie grandi e piccole è fatto il procedere

  1. Ho letto più volte le tue riflessioni sul viaggio che tutti compiamo . Naturalmente non trovo risposte univoche alle tue domande .
    Nella mia semplicità rispondo tra cuore spirito e corpo

    Il gelso parlava di vento
    ascoltava il prato abbracciato alle stelle

    senza ingombri
    Ero aria

    Il tempo è ancora spazio
    trattiene il pensiero
    ancorato alla terra

    Sogno una calda lacrima
    l’ultima carezza
    fonte d’amore

    Prima che tutto geli

    Ricorda la stanza nella casa,
    la nicchia nella stanza,
    la culla nella nicchia

    il cuore nella culla

    Guardo con i tuoi occhi
    È il tempo infinito
    Dell’ amore

    Nel silenzio
    ascolto la pace
    Stiamo vivendo l’ eternità .

    Grazie Roberto ,ho ripescato qualche battito d’ali la vita può restare “incompiuta”
    Sognare e vivere … Volare via dalla nicchia . Buona notte

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  2. È una poesia molto bella e profonda, Francesca, regala serenità e il piacere del sostare. Domani si riprenderà il cammino, intanto la notte acquieta ciò che ci attornia e porta dentro i pensieri. Sono di bellezza e di quiete. Buona notte 🤗

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  3. Grazie di cuore . Ho guardato meglio le foto , mi piacciono !
    La mia mamma era fotografa …Mia figlia tenta la stessa strada. Apprezzo il suo impegno e il suo coraggio ☮️

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