delicatezza

Non ho bisogno di spiegare, lo sai cos’è la delicatezza. Certe cose si capiscono a pelle, non importa se parli sempre ammodo, quando serve sai usare parole non particolarmente educate per ridere o per sfogarti. E ogni tanto accade. Non importa neppure se in certi momenti ti lasci scappare qualcosa che fa parte dell’intimità, sono cose tue che fanno piacere in quel momento. Ma la delicatezza te la porti dietro e ti fa piacere. Perché è un modo di stare con te prima che con gli altri, una condizione che si raggiunge, in parte per educazione e in parte per predisposizione, ma quando ce l’hai non ti lascia più.

Dà molte soddisfazioni, la delicatezza, fa stare bene, aiuta a vedere lati delle cose che rendono più leggeri. Ha anche i suoi lati negativi, perché rende più vulnerabili alla volgarità, non quella delle parole, ma quella del cuore, quella della timidezza rovesciata in protervia, quella del rispetto dimenticato.

E toglie pure qualche possibilità di comunicazione con quelli che competono sempre e pensano principalmente in termini di sudore, risate, sangue e merda. Ricordi? quella era la definizione della politica fatta da un ministro socialista, ma a te di quella politica non è mai piaciuto il profumo, perché ciò che vedi non è mica fatto solo così. E’ una parte del mondo che hai conosciuto, non t’è piaciuto e hai deciso che non era per te.

Ti dicono che la delicatezza è cosa da donne, e ti ricordi che hai conosciuto donne che la delicatezza l’avevano solo in bocca, e altre invece, che senza dire, ne avevano fatto gesto, pensiero e umanità. Ma ricordi anche persone, tra le più belle che hai conosciuto, che emanavano rispetto anche quando incitavano a prendere posizioni dure. Ed erano uomini, delicati nel lasciare all’altro sempre la possibilità di dire e di essere.

Così finisci per pensare che stai bene cosi e che hai avuto uno strumento notevole per fare delle scelte, per distinguere senza giudicare, chi può essere con te e chi invece, pur con le più grandi qualità e intelligenza, non potrà esserci.  E neppure ti dispiace, come certamente non dispiacerà all’altro,  ma non ci puoi fare nulla,  per te la delicatezza è una premessa, la comunicazione viene dopo.

segnali di cambiamento

Ad un certo punto capisci che non potrai bere tutto il vino che meriterebbe d’essere bevuto, e neppure tutti i libri che ti interessano potranno essere letti, la musica la ascolterai per eccezioni e per spunti maniacali, di qualche film conoscerai i dialoghi a memoria e perderai il troppo nuovo per piluccare di tanto in tanto quello che t’ispira.

Anche il cibo non ti eccita più come un tempo, il sesso non e’ rincorsa di piaceri ma tenerezza e profondità. Ti commuovi più che da giovane, quasi sapessi come andrà a finire, ma non vuoi chiamarti vecchio per questo; tieni aperto qualche ideale, conservi delle rabbie con piglio gentile e ci sono ancora cose che non faresti o subiresti mai.

Sei più curioso d’un tempo e ricco di tracce, duelli con il tempo, ti metti alla prova, canti da solo in auto, lasci che il cuore trabocchi in quello che senti e vedi, rifiuti il cinismo.

Cammini, cammini molto e se non corri e’ perché ti farebbe male alla schiena. Ti ricordi di quando ti sei rotto due vertebre e poi hai pensato che ti era stata regalata una vita. Chissà perché ti viene in mente un verde assoluto a Friburgo, che entrava dentro con gioia; a te che il verde non piaceva.

Pensi che quei discorsi in riva al mare d’estate, o davanti a un bicchiere di vino d’ inverno, di alcuni ne segui ancora il filo, e sai che continueranno chissà come e dove.

Ti ricordi di un sottopasso di Kiev, di una signora che offriva tre biscotti allineati su una scatola di cartone e i fiori di casa, e dei ragazzini che giocavano a  calcio a Palermo, con pallone mezzo sgonfio, ti ricordi, ma era Buenos Aires non in Sicilia e sai anche i ricordi non ti basteranno mai per questo continui ad andare.

E’ il tempo mio caro, quello che e’ sempre un lenzuolo che volteggia al sole e sbatte al vento, che si raccoglie e stende, libero. Tu tienilo con polso largo come un aquilone, tienilo e fallo volare.