Restare nell’attimo che precede l’azione, quando la forza è ancora una molla e il futuro non è scritto.
Ricordare il prima dell’accadere, quando non si sapeva e le cose erano consuete, percorse di pigro svolgere di tempo.
Percepire i piccoli segni di ciò che accadrà, con meraviglia tranquilla, lasciando che il possibile accada e diventi vita.
Sentire il filo, trasparente e forte, che lega le cose e ne fa tempo, ciò che sta prima e ciò che viene poi, amarlo in un sussulto d’amore che non si spegne.
Cogliere l’attimo e disporlo nel vaso, con ordinato amore, farne risaltare colore e bellezza, mettere l’armonia in accordo con esso perché sia per sempre nostro.
Restare sospeso nel meriggio del pensiero, fare del razionale una lama di luce netta in cui danzano i bagliori del sentire.
Guardare ciò che finora non si è visto, in un vuoto di pace che lascia agli occhi il loro lavoro.
Vedere e non sentire l’urgere di sé, quieto, in onde di respiro aperto, parte di una eternità che finalmente dura.
