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Di tutte le matite smozzicate, delle pennebic succhiate, dei morsetti nervosi sparsi ovunque, delle piccole gomme tormentate, dei residui di pensieri sospesi in un angolo minuscolo d’universo, resta segno. Chi è stato qui ha inanellato anni, temperato matite, fissato la macchia nell’angolo del soffitto, tormentato e sorriso il giusto, ha condiviso parole leggere e pesanti, pensieri indiscreti, chiacchiere e silenzi. Anche se li conosco, cosa so di lei/lui ? Nulla, ma posso leggere piccole abitudini, caccole di pensieri ripetuti che hanno lasciato traccia su piccoli appunti: la chiocciola dello scotch cosparsa di pezzi già tagliati e poi dimenticati, alcuni post- it accartocciati dal calore tra video e tastiera, quei trucioli di legno e mine colorate, compressi nel temperamatite. Timbri, mine 0.5 / 0.7, un perforatore per classificatori, il piccolo cestino di vimini ricordo di cioccolatini pretenziosi. Cose varie che non s’è osato gettare, sul lato una cucitrice vetusta col nome del possessore, un righello seghettato, il portapenne – tazza con la faccia di Bug Bunny, che magari avrà divertito per un attimo. Tracce di utensili che hanno racchiuso pensieri involontari: nulla d’importante e mai tra queste cose. Forse le voci che si sono scambiate nella stanza ora sono radiazione elettromagnetica dell’universo, come i sentimenti proseguono il respiro ampio del big bang, energia che c’impolvera ed impollina in continuazione. Forse le voci sono rimaste in qualche discorso importante, forse le teste hanno cambiato qualche connessione neuronica. Forse. Ma questo è un angolo di scrivania, testimone reticente ed annoiato del vivere. Che è fuori, comunque fuori, anche se qui si è trascorsa non poca parte del vivere. E chissà, se sapessi, cosa penseresti di me che mi perdo in questi pensieri inutili a ogni dire. Mi perdo.

il vero potere

Questo puttanaio di intrecci tra politica, economia, finanza, giudici deve finire. E’ questo il potere vero, pervasivo e indifferente a chi governa, che si insinua ovunque c’è qualcosa che conta. E contamina, sporca dappertutto, perché diventa modo di fare, imitazione, spesso maldestra, ma non meno pericolosa. Così percola verso il basso: anche nel piccolo comune si sa chi comanda davvero, e non è chi ne avrebbe titolo.

Non ho simpatia per Grillo, è distruzione e fantasia, mentre qui c’è bisogno di razionalità e voglia di costruire, ma il problema del potere vero e di chi lo esercita, esiste ben oltre lui. Basti pensare che se il fatto di dire di no rende delle persone normali, eccezionali, è ora di farsi domande su dove siamo finiti.

Avere nozione e consapevolezza di questo potere vero, che non è quello che si vota, sapere che è saldamente cementato da relazioni, favori, impegni, obblighi reciproci che di fatto impediscono il giusto, l’equo, il vero. Rendersi conto che questo nodo non si può sciogliere, si può solo tagliare, riportando il potere nelle mani di chi lo deve esercitare, per mandato, consenso, responsabilità.

Sarà questa la più grande fatica del governare futuro, se si vorrà andare alla radice del male. E neppure tutto il paese sosterrà lo sforzo perché una raccomandazione, un favore, al potere vero viene chiesta ovunque. Ma è un nodo ineludibile per andare oltre, per rendere possibile un mondo diverso. In questo mondo diverso, un dirigente sarà tenuto o rimosso sui risultati raggiunti e non sulle amicizie e sulla sua capacità di fedeltà a un gruppo di potere che ricatta. E’ un problema che esiste ovunque, ma qui di più, forse per questo non è più rinviabile.