evoluzione di un amore

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In ogni amore, sia esso grande, piccolo, conclamato, o ancora in nuce, c’è il momento della consapevolezza. Da allora si sa se esso potrà crescere oppure si trasformerà in altro. Se in un sentimento così poco razionale e sociale come l’amore (perché è anzitutto rapporto a due con conseguenze esterne), la razionalità irrompe, è perché esso stesso lo richiede, ovvero pone la domanda: quanto? E questo quanto comprende la durata, il coinvolgimento, la disponibilità, l’appartenenza, ovverossia, il futuro.  

C’è quindi un momento della crescita di un amore in cui esso cessa d’essere il presente (e quindi di per se stesso illimitato perché ogni giorno è nuovo, e ogni giorno la gioia e il bisogno dell’altro, non ha limite) e diventa projezione sul futuro ( che invece è limitato, perché anche il per sempre è un farsi della volontà e quindi di sua natura limitato). Questa consapevolezza verrà negata, celata nella sensualità, aperta e rinchiusa, sparata nel cielo e seppellita dentro di sé. Diventerà caparbietà e sublime oblio, rifiuto della realtà, pena del quotidiano, sublimazione somma, invenzione del vivere. Sarà posticipata, negata, modificata, evoluta e trasformata, ma dal momento della consapevolezza si sa ciò che è possibile e quindi ciò che accadrà. Questo scollinare del sentimento, e mutare del sentire, è l’inizio o la fine di un amore.