l’inutilità di avere ragione a futura memoria

Tu non sei stato, tu non fai, tu non sei più e peggio, non sei mai stato…

Dopo la puntigliosa enumerazione del non essere (il mio naturalmente), il nostro discorso si è arenato nelle secche della tua disillusione. A quel punto non ho più ribattuto, perché non dovevo dimostrare nulla a chi mi è amico e neppure mi interessa avere ragione a futura memoria. C’è un noi eravamo fatto di presunzione del passato, che quasi mai è stato realmente quello che c’è rimasto in testa, ma se si alza lo schermo della disillusione capisco che in realtà manca la fiducia. E’ strano, se cerco di convincerti è perché ho fiducia in ciò che credo e tu invece la neghi. Puoi ripetermi la stessa argomentazione e non faremo un passo avanti perché le nostre fiducie sono poste in luoghi antitetici. E’ davvero così? Ora lo è e sarà il futuro a dire chi avrà ragione, ma allora non m’interesserà più, perché non è di questo che c’è bisogno.

Non è il tuo caso, ma detesto i pentiti attivi, i folgorati sulla via di Damasco, i transfughi, quelli che delusi ora sono altrove, immemori e contro. Li detesto perché hanno qualcosa da farsi perdonare e non lo riconoscono, ora si ritengono perfetti, usano la realtà per pezzi, ovvero tengono ciò che fa comodo. E soprattutto non perdonano, non colgono ciò che cambia perché hanno scelto altro, e non possono nutrirsi del dubbio, della distanza, perché hanno ragione e quindi , se non da loro, nulla cambia.

Per questo non mi interessa ribattere punto per punto, e neppure dimostrare l’inconsistenza del proviamo altro visto che i miti ci hanno deluso.  Che significa tutto questo?  Che viviamo a tentativi?  Che futuro può esserci senza un progetto forte?  Per questo non contesto e non mi interessa gettarti in faccia le contraddizioni, le ingenuità, l’approssimazione, l’ego smisurato del tuo capo (pensa che io neppure ce l’ho un capo, al più un leader e neppure condiviso da tutti), l’assenza di democrazia, l’inconsistenza reale dei programmi fatti essenzialmente di alternative senza verifica economica.  Non mi interessa perché non posso salvare nessuno, e neppure ci penso. Per me la ragione e la passione si mescolano ed entrambe si nutrono di contatto e di discussione, su un reale condiviso, su un fare che porti ad azioni comuni. E’ questo che ci divide: il reale e ciò che si può fare, e in questo ragionare per contrapposizione assoluta non solo non coincidono, ma sono su due piani diversi, antitetici. Io voglio modificare quello che c’è portando quanti più possibile verso un Paese più equo e giusto, tu pensi che prima si nega e si disfa e poi si farà un nuovo totalmente tale perché non se ne può più e non c’è speranza. Vedi che il mio silenzio alle tue argomentazioni ha una ragione sostanziale?

Non resta che l’augurio di un buon futuro, perché tu non mi cercherai sulla politica, mi considererai sbagliato, colluso, superato, ogni cosa fatta da quelli in cui credo avrà un secondo fine e sapore di vecchio. Però abbiamo una risorsa comune: abitiamo lo stesso Paese, chissà che il futuro riannodi chi lo abita, metta assieme chi si impegna a cambiarlo. E’ poco per adesso, ma è già una speranza di poter parlare in futuro. Il nuovo comunque avanza: per questo non interessa aver ragione a futura memoria.