15 ottobre

Eri tu e l’amore,
nei sogni di una ragazza,
che già custodiva I sentimenti
per traversare giovane, gli anni.
Come allora mi commuove il ricordo delle tue lacrime discrete,
e rischiara il tempo la certezza dei tuoi giorni d’allegria.
Si ricorda e si piange a sera
che non è il cader del giorno,
ma il cuore che rammenta ciò che tace.
Quanto hai atteso.
il ritorno di chi amavi,
e la certezza non bastava
per distendere il tuo volto.
Ci sarebbe stato tempo
per la quiete e l’abitudine,
il ricorrere delle feste
annullava la fatica.
La cura messa nel lavoro
era la stessa dell’amore dato,
a noi, nella presenza e nell’attesa.
Non guardavi lo scorrere e il mutare
e gli anni non erano peso,
ogni giorno era un inventare
fedele a te
curiosa del divenire e di chi amavi.
La tua vita non si ripeteva uguale,
eppure ero sempre bimbo nel tuo abbraccio,
accolto ad ogni strana ora e accudito.
Si impara ad amare, amati,
e l’amore tutti univa.
D’estate c’era per noi tutti sabbia e acqua
ed era festa in quel mare ricucito al gioco,
scoprivo il piacere,
immerso nel profumare di salso ed erbe,
che è aria che si posa
sulla pelle e l’ama.
Il preannuncio di calma della cena,
nel momento che durava,
tutti assieme,
uniti e queruli d’allegra vicinanza e amore,
così i giorni della festa si protendevano nell’anno,
e ogni dolcezza era una attesa confermata.
Abitavamo sempre in alto,
avevi bisogno d’aria e cielo,
non pesavano le scale.
Nelle vecchie case si ripetevano
muri segnati da chissà quali mani
e gradini di pietra tenera scavata.
Innumeri passi,
innumere presenze andate
che si rintanavano nei sogni,
volevi muri bianchi di calcina
e arabeschi rossi e cilestrini,
tutto sembrava nuovo,
come il pulito che tanto amavi
e il cuore ritmava
canzoni da te salendo.

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