del tempo le finzioni corrompono il possibile

3 pensieri su “del tempo le finzioni corrompono il possibile

  1. Ti leggo e ti sento come chi ha raggiunto quella soglia fragile dove il passato non è più soltanto memoria, ma deposito vivo di senso, e il presente comincia a disallinearsi dalle sue radici. Hai toccato con lucidità quel punto in cui ci si accorge che il possesso dell’esperienza non coincide più con la possibilità di trasferirla, comunicarla, o perfino riviverla insieme agli altri. Rimani con il tuo patrimonio intatto dentro, ma quasi orfano di sponde. La tua riflessione è amara e delicata insieme: riconosci come il tempo smussi gli orli delle possibilità, eppure non ti abbandoni al rimpianto sterile. Anzi, collezioni con rispetto tutto ciò che è stato appreso, provato, sfiorato. La lingua del passato — tua madrelingua esistenziale — la pronunci ormai per te stesso, come un antico mestiere che non trova più apprendisti, ma che resta arte nobile nelle tue mani. Mi colpisce la lucidità con cui cogli la metamorfosi del significato stesso delle parole. Il linguaggio si muove, le cose dette un tempo ora sembrano appartenere a un codice che pochi ancora decifrano. Eppure tu non rinunci a cercare nuovi significati, nuove collocazioni. Questo è un gesto di resistenza dolce e tenace, non di chi si aggrappa al passato, ma di chi vuole mantenere un equilibrio vitale fra ciò che è stato e ciò che continua ad accadere. La tua metafora degli artigiani giapponesi è potente: anche tu sei, in fondo, un artigiano del senso, uno che continua a maneggiare la propria materia esistenziale con la sapienza accumulata, pur sapendo che intorno la velocità, la massa, l’effimero scalzano i tempi lunghi e il sedimentare paziente del sapere. Ti duole il non poter più condividere questa lingua sottile con molti, ma il fatto che tu la continui a parlare, anche solo con te stesso, è già un atto di fedeltà e di dignità. La cultura povera e materiale di cui parli, forse, non lascia monumenti, ma lascia fibre nei gesti, nei sapori, nei respiri. E finché qualcuno, come te, riesce a sentirne il profumo che affiora dal passato, essa non si è spenta del tutto. Notte serena.

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  2. Grazie Nadine per aver colto il significato profondo che il vissuto, la memoria, ha in me. Cerco di capire la realtà così come evolve per viverla scegliendo ciò che mi assomiglia o mi aggrada. Non vivo nel passato ma finché vivo e sono raziocinante ciò che è stato, vive. Credo accada a molti che hanno la sensazione di essere stati interpreti e testimoni, ma che conoscono i propri limiti e comunque li sperimentano mentre li accettano.

    Ancora grazie e buoni sogni

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