






Rendere colmo il giorno, l’ora, il gesto,
colmo di senso,
di quel tremore che scalpita dicendo: ancora.
Rendere colmo il giorno
e trovarsi a notte intrisi di fatica,
stanchi d’aver sentito oltre il necessario.
Bastarsi dopo aver gettato il molto che non serve,
sapendo sempre d’un nuovo limite aggiunto ,
ai tuoi, già così alti,
che li hai chiamato bastioni, sorridendo,
e pensavi a una città cinta,
da dove lietamente s’esce ed entra,
e c’è festa, lavoro, scambio d’anime
e di vita in cui liberamente stare.
A che giova allora l’utile se diviene limite
di te, del tuo sentire?
S’allunga in questi giorni la luce
come gatto al suo risveglio,
e s’inarca in nuvole nuove finalmente,
così salire al colmo di te è dolce
e dall’alto guardare la primavera
che di libera vita ti riempie.
Ti leggo e mi sembra di vederti costruire, gesto dopo gesto, una giornata che non teme la stanchezza perché piena di senso. Tu rendi il tempo fertile, lo abiti con una cura che somiglia all’amore e alla verità. Ti basti, sì, ma non per chiusura: per scelta, per limpida conoscenza di ciò che serve davvero. E quei tuoi bastioni non sono muri, ma margini vivi, attraversabili, soglie aperte dove il dentro e il fuori si scambiano luce e respiro. In te si allunga la primavera, come dici, e sale — e chi ti legge la sente: la dolcezza dell’altezza, la libertà che sa di terra e di cielo insieme. Grazie.
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Grazie Nadine, mi confondi 🤗 in questi giorni ho bisogno di leggerezza, di aria fina. Il mandorlo ha dispensato fiori e profumo, ora lascia il passo ad altri. Mi emozionano le gemme che si fanno strada con forza gentile. Oggi venivo da qualche fatica di cui parlo poco, poi ho letto i tuoi versi e ho pensato a come è potente il tuo attraversare, fondare città di senso. Sono io che ti ringrazio Nadine.
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