
In ognuno di noi c’è il senso del mistero, di ciò che ancora la ragione non comprende eppure è dentro ciò che viviamo. Questa parte sconosciuta ci appartiene, genera stupore, spesso bellezza, a volte timore. Possiamo ignorarla, coprirla con il presente, nasconderla sotto desideri e obiettivi, ma tornerà a presentarsi con una semplicità che disarma perché in essa è racchiusa la possibilità e la speranza. Nel mistero c’è il pezzo di noi che manca e che ci renderà felici. O almeno così pensiamo a volte, ma questo ci metterà dinanzi all’uomo, alla sua imperfezione, al desiderio di equilibrio che rende la pace una conquista personale da trasmettere a chi amiamo. Nel mistero troviamo affinità con l’inizio e con l’amore. Ciò che non sappiamo pur volendo apprendere di noi, si mostra in una nascita interiore, dialoga con lo spirito, usa la mente per trovare le domande destinate a non avere una risposta definitiva se non vivendole. Questo coincidere tra domanda e il vivere acquista il senso del rinnovarsi, della rottura di una consequienzialità che tutto determina e prevede. Per questo l’amore e la sua forza di rompere gli schemi conosciuti e generare nuova vita in noi, è parte integrante del senso del mistero. C’è una speranza che ci parla se esiste la fiducia nel lasciarsi andare al vivere, nel rovesciare ogni previsione che ci condanna al grigiore delle abitudini. Vivere diviene rinascere con il nostro bagaglio di ricordi e di essere stati e di essere scelte e fatti. Una necessità resa leggero da un bene atteso. Abbiamo bisogno di accoglierci per accogliere, sentire il limite per saggiare la forza del conoscerci e spingerci oltre. Non occorre credere se non nella vita, sentire che ne siamo parte, che i messaggi che essa ci manda parlano al nostro essere più profondo. Sentire il mistero è non sapere cosa fare, ma lasciarci andare al flusso della vita, accettare di essere amati e di amare per questo bene che si vuole completare. Non c’è una ragione che metta assieme il razionale con ciò che non lo è, basta accettare il limite dove non arriviamo perché comunque ne usciamo cambiati. Non ho risposte, devo trasformare la paura in fiducia, guardare ciò che ho attorno e in me. Coglierne la bellezza che si manifesterà come vita.
Per la verità a un certo punto ero un po’ inquieta per te, ma ora sono più tranquilla… 😊
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Ma pensa… 🤗
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La riflessione è superba, la vita è bellezza, la bellezza è vita. Immagini e video fanno bella cornice ad uno scritto che si muove con pacatezza ma con grande intensità
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Grazie 🤗
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Questo testo è un delicato viaggio nelle profondità dell’essere, Willy, che affronta il mistero non come qualcosa da risolvere, ma da vivere. Trovo straordinaria la capacità di legare il senso del mistero alla quotidianità e all’amore, inteso non solo come un sentimento ma come forza trasformativa.
L’idea che il mistero sia parte di noi, che si nasconda tra desideri, timori e stupore, mi parla di un’accettazione profonda: non tutto si può controllare, ma proprio in questo “non sapere” risiede una possibilità di rinascita. Mi colpisce anche il richiamo al limite umano, non come barriera invalicabile, ma come punto di contatto tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare.
Il riferimento all’amore che rompe gli schemi e ci spinge oltre le abitudini grigie è particolarmente ispirante. Mi fa pensare che, forse, il mistero non è altro che la vita stessa, con tutte le sue contraddizioni e sorprese. Questo testo non dà risposte, ma insegna a vivere le domande, a fidarsi del cambiamento e della bellezza che emerge, spesso quando meno ce lo aspettiamo. Un pensiero che invita alla speranza, ma anche alla presenza.
Io viaggio da sola. La solitudine operativa può essere una forza incredibile, e a chi viaggia in compagnia è importante ricordare che un monolite non risolve, non attira naturalmente gli altri verso un respiro univoco.
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Grazie Nadine 🤗
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