il limite

Bisogna stare attenti a non esagerare. Percepire il limite. Vale ovunque e con chiunque. Anche con noi stessi. C’è sempre in agguato una ferita mai rimarginata per davvero, e non conta se siamo stati noi a farla. Quei piccoli segnali si dovrebbero cogliere, evitare le piccole nefandezze della disattenzione,  oppure lasciare che tutto accada come deve. E se non si coglie la necessità della cura, allora va bene consumare. Non è forse il consumo che ci viene insegnato? Il consumo come motore della crescita, del movimento. Dicono. E ben pochi guardano  i fiori delle scarpate, neppure li colgono. Forse questo fa loro bene ma è strano, perché sono pieni di poesia e vengono riempiti di rifiuti.

7 pensieri su “il limite

  1. La spontaneità è la vera cura, sempre e comunque. Tutti questi alunni che corrono “dopo” la corda tirata ai campanelli della libera uscita, non arriveranno mai a conquistarsi la libertà. Avranno bisogno dei campanelli della libera uscita e soprattutto di “qualcuno” che tiri la corda. Sentiti libero e non farti domande! Fai quello che più ti stimola e porterai qualcosa di nuovo per tutti.

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  2. Ammetto: non raccolgo fiori, ma solo perché chi viene dopo di me possa guardarli e riempirsi di gioia come succede a me. Il limite per me è ciò che circonda un qualcosa, non necessariamente un concetto negativo. Il mio “fin qui posso quando voglio, oltre potrei provarci nel rispetto dell’altro (e di me stessa)”, è potenzialità e scoperta.

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  3. Non riesco a non farmi domande, Nadine, mi vengono. Qualche volta c’è una condizione particolare che sospende la ragione ed esalta la percezione, allora non ci sono domande e solo flusso vitale.

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  4. Ma tu, Poesia,
    che una volta indossasti la nostra nuda ebbrezza,
    quando avevamo freddo e non c’erano abiti da indossare,
    quando sognavamo, perché non c’era altra vita da vivere,
    non ci saranno piú nuvole per far viaggiare la nostra fantasia?
    non ci saranno piú corpi per far viaggiare il nostro amore?
    Ma tu, Poesia,
    che non puoi essere chiusa negli schemi,
    ma tu, Poesia,
    che non possiamo sfiorare con la parola,
    tu,
    ultima traccia della presenza di Dio tra noi,
    salva quest’ultima ora dell’uomo
    (la piú cupa e la piú disperata):
    la Morte,
    la Solitudine,
    il Silenzio
    lo aspettano in un momento prossimo.

    Aris Dikteos

    Buon risveglio Roberto, la poesia che ho fatto mia introduce un profondo ed intenso limite umano con delicata disperazione, con il rispetto che include il “limite “

    Il limite non è sempre sinonimo di imperfezione, ma è la sintesi dell’apertura dell’uomo

    La coscienza del limite,se accettata si trasforma in desiderio di aprirsi agli altri,
    Scrivo con il colore viola un inno all’essere umano e alla sua umanità, intesa come qualità essenziale. Sono convinta che pensare ad un futuro dell’umanità , significa cercare una via d’uscita possibile che metto a fuoco dolo nell’ottica del limite. Grazie, buona vita sempre e comunque 🌈🪷

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  5. Molto bella e significativa la poesia. Grazie Francesca. Al limite penso come a un confine personale che definisce il nostro rapporto con gli altri. Un tempo si usava la parola “prossimo”, andata in disuso per eccessiva carica religiosa, ma se la si pensa per il suo significato si trova che in essa c’è lo scambio, il rispetto concreto, l’esercizio di quel bene (che per me è altro dalla bontà) di cui parli. Cercare una via d’uscita dal buio sociale verso cui stiamo andando, per me, significa scegliere cosa è buono e umano e cercarlo in chi sta già facendo questo lavoro. Ci sono organizzazioni, gruppi, iniziative, intorno a noi che mettono assieme energie e si occupano di rendere meno difficile la condizione di chi non ha difesa. Essere con questi è importante, per me, ed estende la possibilità di fare. Superare il limite dello scoramento è importante. Una via d’uscita possibile, come dici tu. 😊

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  6. Una forma di volontariato, Willy, Come dicevo. Un’anonima alcolisti in sobrietà. Personalmente mi sono curata dalla sindrome del Salvatore e lascio alle persone la propria dignità senza ogni volta farne un trattato del tutto personale e soprattutto pubblico. Questo post, come l’altro sull’amore, sì, no, sì, rappresenta una certa povertà d’animo. Quel bisogno di salvare la faccia. Mi va sempre più stretto il vostro mondo perché questo buonismo è dannoso e sopprime la bellezza degli altri. Ma soprattutto la libertà. Ho chiesto qualcosa a qualcuno? Non mi pare. Sono entrata nel MIO BLOG credendo di poter scrivere qualsiasi cosa mi passasse per la testa e mi sono trovata a dover scegliere cosa scrivere e cosa no. Si commenta la parte creativa, non la persona. Si commenta la poesia non la persona. La persona, che al 90% nemmeno viene letta, ha già la sua esistenza e non vi ha dato il permesso di intromettervi. Lo scambio in versi è magnifico ma può diventare soffocante se costruito per dovere. E si sente, si sente tutto. Io “sento” tutto.

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