Da tempo scrivo poco di politica in questo blog. Lo faccio altrove e la politica è parte importante della mia vita. Non ho rinunciato alla mia storia e neppure agli ideali che l’hanno accompagnata nelle scelte di vita. Oggi sento il peso del buio in cui ci muoviamo. Con fioche luci la Sinistra mostra una via limitata al presente. Mentre è costante e forte l’imperativo di rompere il paradigma che vorrebbe le divisioni come una costante delle idee di cambiamento, la realtà ci ricorda che siamo sull’orlo di più catastrofi e che mai come ora è la forza a governare il mondo. La forza della finanza sovrapposta a quella delle armi, intrecciata l’una e l’altra in una idea arcaica di dominio che non tiene conto degli uomini, della fatica del vivere di larga parte dell’umanità, ma anche del bisogno di chi ci sta vicino. Soli e sparpagliati, un capolavoro per chi vuole dominare corpi, vite e intelligenze. Non abbiamo più tempo se è importante la specie umana intesa come portatrice di diritti inalienabili connessi alla vita e alla libertà. Iniziare un percorso lungo che dia vita al nuovo che cambia il mondo, parte da vicino a casa nostra. Parte da noi e dalla nostra volontà di essere controcorrente, di non arrendersi e di pensare che insieme tutto può cambiare. Non importa inizialmente la dimensione di questo insieme, ma è necessario che abbia ideali e volontà forti, perché forte è l’avversario.
Appello ai compagni che non votano o che lo fanno senza sperare
Care compagne e cari compagni, ormai da molto tempo la Sinistra vive di insoddisfazione, di battaglie insufficienti, di una lenta perdita dei diritti faticosamente conquistati in anni di lotte che avevano cambiato, la cultura sociale del paese.
I milioni di voti perduti dal Partito Democratico negli ultimi 10 anni testimoniano un ritrarsi nell’ombra delle speranze, degli ideali, delle motivazioni forti che sole potevano e possono cambiare la condizione sociale del nostro Paese e di chi lo abita. Partiamo da questa constatazione per vedere la condizione della sinistra in Italia e in Europa, dove il calcolo politico e l’indifferenza, non colgono il futuro comune in una visione di speranza di pace e di benessere.
Tutto questo ha permesso alla destra neofascista di conquistare la guida di Paesi che si dovevano considerare immuni da questa minaccia proprio per le sofferenze patite nell’ultima esperienza dello scorso secolo, quando l’intera Europa fu travolta prima dalla destra e poi dalla guerra che ridusse in macerie famiglie e continente.
Oggi abbiamo una guerra alle porte di casa, dentro l’Europa. Nel mare Mediterraneo si sta consumando il genocidio che riguarda il popolo Palestinese e che travolge i popoli vicini.
Questa minaccia non ha raccolto, né provocato una sufficiente reazione nella Sinistra di popolo, quello che ancora vota e quello che più non vota. In Italia solo la CGIL sembra aver compreso appieno che le condizioni di vita di larghe fasce della popolazione sono precarie e che la guerra è un male assoluto. Le parole di Landini hanno posto il tema che non solo è possibile protestare ma che la protesta deve avere la forza necessaria per raggiungere obiettivi che migliorino e cambino questa società così diseguale, guerrafondaia, insensibile ai bisogni delle persone.
È possibile cambiare la società senza cambiare la Sinistra? La risposta è no, ma non possiamo attendere che siano altri a farlo o peggio, che sia il tracollo economico ambientale a determinare il cambiamento.
Cambiare la società, ovvero far sì che essa risponda a quei criteri di solidarietà, giustizia, libertà come parte di tutti gli uomini e che sembravano acquisiti come cultura politica, non può essere delegato se non alle persone che ancora credono che sia possibile fondare su questi principi la pace e la convivenza tra i popoli.
Abbiamo innumerevoli problemi davanti, primo fra tutti quello di far tacere le armi, di facilitare un nuovo ordine mondiale fondato non più sulla potenza, ma sulla pari dignità dei popoli. Ma la pace così urgente per le sue conseguenze catastrofiche, per il dolore che genera, per l’odio che radica, non può essere disgiunta da un prendersi cura della vita propria e delle altre persone nel territorio in cui si vive.
E non basta: occorre parlare con chi ci è vicino, non rinchiudersi in se stessi o in piccoli gruppi che la pensano già allo stesso modo, bisogna parlare con il diverso da sé, rompere la crosta del sentimento di sconfitta storica o ancor peggio, dell’indifferenza verso ciò che accade appena fuori delle nostre case. Bisogna soprattutto fare quello che la sinistra a volte si scorda come ragion d’essere : parlare con gli ultimi, i non garantiti, i più deboli e convincerli ad unirsi e a lottare
Se Sinistra non è politica che persegue il benessere e lo vuole come diritto comune, se non rifiuta il potere discriminatorio nell’accesso ai diritti fondamentali che conservano la vita e danno dignità alla persona, se non crede possibile crescere rispettando l’equilibrio con le altre specie e il pianeta, a cosa serve?.
Sentire tutto questo come problema personale e comune significa partecipare alla politica e non più turarsi il naso ma votare, urlando la nostra insofferenza per l’insufficienza e la qualità della rappresentanza.
Non si scappa davanti all’avversario se si vuole affermare un’idea differente di società, di rapporti, di vita. La Destra non è stata mai forte come adesso. Cambia le menti e la storia. Parla di una crescita e chi lavora si impoverisce, confonde i bisogni e i diritti con la carità. Mantiene e accresce i privilegi. Accentua le differenze, demolisce lo Stato sociale fondato sulla soddisfazione dei bisogni eguali che danno libertà e dignità alle persone. La sanità, le pensioni, l’assistenza, la scuola, il lavoro, la giustizia, la libertà di manifestare il proprio pensiero sono elementi della società di eguali oggi sotto attacco.
Pensiamo che se i nostri territori verranno consegnato alla Destra, come ormai da troppo tempo sta avvenendo, vivremo in un mondo migliore?
La risposta è NO, e si deve impedire con il voto che la Destra conquisti regioni come l’Emilia Romagna oppure l’Umbria, ma allo stesso tempo deve restare alta in noi la consapevolezza che non basta votare, che la Sinistra istituzionale deve mutare sé stessa e riportare al centro della politica la persona e i suoi diritti, sia nel territorio che nel mondo.
Nessuna alleanza elettorale giustificherà che poi si taccia di fronte ai diritti affievoliti o negati. Il problema oggi è far sì che la rappresentanza corrisponda alle parole e ai bisogni, che essa sia radicale.
Avere una prestazione sanitaria dal servizio pubblico, adeguata e in tempi certi, è un bisogno radicale non solo della persona ma dell’intera comunità.
Così come avere un lavoro che permetta di mantenere la propria famiglia e sé stessi, in condizione di dignità, riaprire la possibilità di avere un’ascesa sociale come diritto dell’ingegno e della capacità, sono parte della ridiscussione dell’economia, di come dev’essere il lavoro, ovvero, sano, equamente pagato, stabile, sicuro, sufficiente per sopperire ai bisogni di chi lavora e della sua famiglia. E questa ridiscussione, rispetto ai termini ormai abusati che provengono dall’ interpretazione neoliberistica del significato del produrre, deve essere patrimonio di una nuova Sinistra che metta insieme chi crede in una società diversa.
Patrimonio della Sinistra è l’insieme dei valori, delle volontà, delle rivendicazioni, delle proposte che consentano la partecipazione di chi ha voglia di cambiare. Il bisogno di una nuova Sinistra, nasce da chi non vota più ed è insoddisfatto. A queste persone, si devono unire i compagni e le compagne che all’interno dei partiti cercano di proseguire gli ideali per cui hanno lottato l’intera vita. Si deve trovare una nuova risposta politica in una aggregazione che parte da quello che esiste ma che non può fermarsi ad esso.
Senza una nuova Sinistra non cambia né il Paese né la condizione di bisogno in cui vive una parte sempre più importante dei cittadini, non si abbatte il muro dell’indifferenza.
Sconfiggere la Destra, perseguire la pace come bene supremo, praticare il rispetto dell’umanità non sono più una priorità per tanti che prima votavano a sinistra e questo è grave perché toglie la consapevolezza che in un mondo globale ogni dominio è interconnesso, ogni pericolo è comune. Abbiamo bisogno oggi più che mai che il nuovo si costruisca all’interno di una Sinistra Nuova.
I liberi, i forti nelle convinzioni che cambiare è possibile devono prendere le ragioni dei deboli in una visione che parte dai propri territori e che guarda lo stato del mondo.
Queste sono tra le ore più buie che ne abbiamo vissuto negli ultimi anni. La vittoria di Trump negli Stati Uniti, l’avvento incontrastato di nuovi poteri, testimonia la sconfitta del Partito Democratico che ha abbandonato il suo elettorato, il suo popolo. C’è una simmetria in ciò che accade quando un abbandono priva della speranza del cambiamento e tra chi si è sentito tradito. Tra questi ci sono i lavoratori che ora credono che il loro bisogno dipenda da chi è più povero di loro. Non sappiamo cosa farà la nuova presidenza degli Stati Uniti, ma vediamo cosa fa la destra in Italia e in Europa.
Grave oggi è il dire che non dipende da noi. Che il governo di destra si spera non porti il peggio. La destra porterà la sua natura ovvero il potere dei pochi sui molti e la soggezione di ogni libertà che lo metta in discussione
Ma noi possiamo vivere nella speranza che ciò che accadrà non sia peggio? Sarebbe la speranza della disperazione. E la Sinistra non può vivere di essa, oggi deve affrontare quella grande prova che non finisce e che è quella di trasformare la società perché essa risponda all’umanità e ai bisogni che esistono in ogni singola persona.
Concordo assolutamente su tutto, mi spiace solo che tu non abbia scritto una parola sul “genocidio” perpetuo degli africani che, come la Palestina, vengono depredati di tutto come se per loro non ci fosse il diritto di vivere. Io voto. Grazie. 🙂
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Hai ragione Nadine, faccio ammenda. Non parlo dell’Africa, che mi è cara e che in parte conosco. Ho trascurato anche il Sud America, l’Australia, il Sud est Asiatico. Ci sono genocidi in atto in più parti del mondo, quello che accade in Sud Sudan e in Congo è più che terribile. In molte parti del mondo le materie prime sono più importanti degli uomini e il potere è asservito al corruttore di turno. Penso che la sinistra che parte dall’uomo non possa esimersi di essere sensibile o di fare graduatorie, a ogni diritto universale dell’uomo violato. Primo fra tutti la vita e con la sua dignità.
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Cessate il fuoco, ora, adesso, senza se, senza ma, da qualsiasi parte. Questo mi aspetto che dicano da sinistra. Ancora niente, il silenzio è complice, in questo caso è tradimento di una storia, di milioni di persone. È un appello concreto, giusto.
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anch’io lascio fuori, solitamente, la politica dai social. Ciò non toglie che nella vita così detta “reale” non contribuisca a frenare il degrado e il trionfo di quel Capitale che ormai ha permeato non solo territori e continenti, ma soprattutto le menti. La sinistra storica ha delle responsabilità, e non poche, sul fenomeno dell’astensione. Da quando ero ragazzino mi hanno sempre impartito la lezione dei “sacrifici” e spesso quella lezione veniva dal sindacato, dai partiti che ti chiedevano una delega in bianco, disabituando la classe alla lotta, nell’illusione che qualche parlamentare in più potesse cambiare le cose. E’ fuori discussione che simpatizzi per la civiltà dei diritti, Marx è un punto di riferimento insuperato per me; sia pure nella mia limitata cultura umanistica, mi ha sempre affascinato e sorretto l’obbiettivo di una società senza classi: a ognuno secondo i suoi bisogni, da ognuno secondo le sue capacità. Motivi per essere pessimisti ce ne sono un’infinità, ma come spesso amo dire con chi interagisce con me su questi temi, diamo in eredità alle generazioni future un modo sicuramente difficile e ferito; ma diamo in eredità anche l’esempio storico di come si possa migliorare.
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Qui hanno cominciato le donne, da marzo, ogni venerdì per un’ora. Ciascuna con una lettera a formare quel cessate il fuoco che è il minimo perché si riaffacci l’umanità. Si sono uniti gli uomini, quando posso anch’io. Non c’è una folla ma una consapevolezza, vengono anche da comuni vicini. Le auto è i camion passano, qualcuno suona e manifesta approvazione, pochi sbeffeggiano, tutti vedono. Piccoli gesti ma continui. Resistenza.
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“diamo in eredità alle generazioni future un modo sicuramente difficile e ferito; ma diamo in eredità anche l’esempio storico di come si possa migliorare.”
Chi ha creduto e crede in un mondo diverso, Massimo, pensa che la deriva, il peggio, si possano arrestare. L’unica ideologia rimasta è il capitalismo, ma contiene in sé i germi della distruzione. Con difficoltà ci si oppone, le strutture di massa del ‘900, sono insufficienti nell’ analisi e nella determinazione. Questo determina non poco la disillusione sul voto e sul cambiamento, ma soprattutto disgrega la vera forza che cambia le cose ovvero la certezza di essere in molti che vogliono un mondo più giusto. L’antidoto all’indifferenza è la partecipazione, la discussione è il perseguire pochi, semplici, obiettivi. Tu fai una analisi precisa di un percorso che è comune a moltissimi. Spesso si sceglie la sinistra sociale, quella fatta di testimonianza e di cose concrete, è questo sentirsi parte che deve ritrovare una sintesi, una speranza e ideali comuni. Ha ragione Nadine, un mondo globalizzato impone che lo si veda nelle sue tragedie ovunque, ma non per esserne annichilito, ma per cambiarlo per il poco che ciascuno può.
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Sono d’accordo con te su tutto, purtroppo mi pare che questo sia il momento della destra e della destra più estrema, che sta conquistando il mondo. La presidenza Trump sarà una tragedia per tutto il mondo, e sta già accelerando il trionfo di neofascisti e neonazisti. In Germania si andrà al voto anticipato e vincerà l’estrema destra, ne sono sicura. Del resto la sinistra non esiste veramente più, è solo una destra più moderata e meno aggressiva. Così è del PD, dei democratici americani, e quasi dappertutto. Dove c’era una sinistra forte, in Francia, Macron è riuscito a metterla nell’angolo sebbene avesse vinto le elezioni. Con questo non voglio dire che non importi mobilitarsi, e io per quel poco che posso mi mobilito sempre, ma non ho molta fiducia che il trend possa cambiare.
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In Germania vinceranno i democristiani, crescerà la destra, ma anche la Wagenknecht e il BSW crescerà, perderà la SPD e i Verdi, alla fine verrà fuori un governo di coalizione guidato dalla CDU. Questo prevedo. La battaglia è appena iniziata e la sinistra farà bene a trovare elementi di unione e novità. Come stiamo andando alle elezioni in Umbria e in Emilia non è una buona strategia per vincere. Comunque c’è molta sinistra dispersa e senza pregiudizi, si può cercare di unirla partendo dal far coincidere le parole ai fatti. Sono anni difficili Marisa, hai ragione, senza cercare nella storia le analogie, ci sono state altre resurrezioni. Non vorrei nascessero da un disastro e sto pensando ai nostri figli e nipoti. Lo so che ti mobiliti e questo è importante, fondamentale. Grazie.
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