Riflettevo in questi giorni sulla difficoltà della sinistra dentro e fuori il Pd. L’onda montante che porta verso una società escludente parte dal basso, i ricchi sono cosmopoliti, possono permetterselo, i poveri oscillano tra due emozioni fondamentali: la paura di perdere il nulla che hanno e la solidarietà del proprio bisogno con quello dell’altro. Solo che la prima emozione prevale sulla seconda perché la politica di destra sociale si organizza nell’insicurezza e nella paura, mentre la solidarietà di sinistra sembra un valore personale, un buonismo che non risolve i problemi e che al più è carità. Confondono poi le indecisioni sulla priorità della pace, i silenzi sulla tragedia di Gaza, mancano le parole, le manifestazioni che uniscono, il coraggio di essere dalla parte di chi soffre e ha meno. Oggi un immigrato a Latina è stato scaricato davanti a casa, nel fosso. Gli mancava un braccio, tranciato da una macchina agricola. Hanno gettato anche quello con il corpo. Come fossero cose. È morto all’ospedale. Probabilmente se soccorso subito si sarebbe salvato. Questo raccapriccio che dura un attimo, che solo in alcuni è emozione profonda è indice di disumanità, di indifferenza. E nell’indifferenza passa tutto. A questo dovrebbe pensare la sinistra, a riportare umanità nella società, nel pensiero comune, ad estendere le solidarietà per far capire che esiste una società possibile e diversa.
Se la vita è la realtà si trasferiscono nella politica allora il welfare, la povertà che cresce, l’economia, il lavoro precario che rende le persone cose, acquistano centralità. Si capisce allora che ciò che manca è un’ idea forte di società diversa da perseguire, la necessità condivisa di un cambiamento, di un vivere possibile e migliore che faccia abbandonare la paura divisiva del perdere. Stiamo tornando a un’idea aristocratica della società che si è trasferita dentro i partiti, anche di sinistra. Un capo corrente è in grado di distribuire benefici a chi gli porta voti e questo radica un potere nel territorio dove gli elettori diventano “clientes”, consolida l’ idea che il potere non si trasmetta democraticamente, per scelta libera, ma per interesse. Questa deviazione della democrazia nei partiti è una questione morale che genera altre questioni morali e mette il potere prima degli interessi di chi dovrebbe essere difeso. Finché non ci sarà un partito del lavoro e dell’equità che nasce dai bisogni, dal basso della condizione reale di vita e di disagio. Chi ha senso di umanità, chi persegue la giustizia sociale, chi vuole la pace, faccia quello che può per salvare la possibilità di cambiare. Lo faccia, dove è, vive, pensa e lavora per una città, un mondo diverso e una vita diversa. A misura di persona, di territorio, di politica, di identità.
Non è mutata la necessità di essere umani e solidali anzi è aumentata.
Ieri decine di bambini sono morti nell’ennesimo tentativo di toccare terra. Una sinistra sarebbe scesa in piazza. Non se ne sono accorti. Hanno smesso il loro ruolo storico. Ci si sente sempre più soli.
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Il silenzio sulla realtà, su ciò che accade ammorba ogni parola spesa da questo occidente che è parimenti falso con ciò che denuncia. Fare notizia è una espressione terribile, ma il non fare più notizia è indifferenza, è peggio. Continuo con fatica a cercare di fare qualcosa nella politica che ormai coincide con il limitare l’assuefazione, questo non mi fa stare bene. E non deve far stare bene, è dal malessere che ci si rende conto che senza svolte radicali non c’è giustizia né umanità possibili.
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😞
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Hai ragione, manca un’idea forte, alternativa, senza la quale la sinistra rischia di essere la faccia più presentabile della destra
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purtroppo è così Marisa, ma c’è chi reagisce. Ne parlerò
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